Lo SPI (McKee et al., 1993) è un indicatore
statistico basato sul confronto tra la precipitazione
registrata in un determinato luogo e in un determinato
periodo di mesi (dove = 3, 6, 12 e
24 mesi nel presente bollettino) con la distribuzione
a lungo termine della precipitazione per quel
determinato luogo aggregata per lo stesso periodo di
tempo . In altre parole, se si vuole calcolare
lo SPI a 1 mese per il mese di giugno in un dato luogo,
si dovrà considerare la serie delle precipitazioni
registrate in quel determinato luogo nel mese di
giugno per gli anni passati, mentre se si vuole
calcolare lo SPI a 6 mesi alla fine di giugno si
metterà a confronto la pioggia registrata nel periodo
gennaio-giugno con la serie a lungo termine della
pioggia gennaio-giugno registrata negli anni passati,
e così via. Il calcolo dello SPI si basa quindi sull'analisi
di una serie storica a lungo termine di osservazioni
di precipitazione aggregate su un determinato
intervallo temporale.
Il calcolo dello SPI richiede serie temporali molto
lunghe. Secondo il WMO (2012), è
necessario considerare serie temporali con almeno 30
anni continui di precipitazioni mensili. I dati giornalieri di rateo di precipitazione (kg
m-2 s-1) della reanalisi NCEP/NCAR, disponibili in
rete dal 1948 ad oggi sull’intero globo, sono adatti a fornire serie temporali
adeguatamente lunghe e omogeneamente distribuite sulle
aree prese in esame. L’archivio dei dati presso l’ISPRA è aggiornato
mensilmente con le nuove reanalisi messe a disposizione dall’NCAR.
Il calcolo dell’indice SPI per il presente
bollettino passa quindi per la costruzione mensile di serie di precipitazione a 3, 6, 12 e 24 mesi per
ogni punto di griglia della reanalisi NCEP/NCAR incluso
nelle aree considerate.
Per ciascun punto analizzato, la serie storica di precipitazione aggregata è
interpolata mediante una distribuzione di probabilità
teorica. Thom (1966) ha mostrato come la distribuzione gamma
sia quella che meglio interpola le serie temporali climatologiche di
precipitazione aggregata.
Sia la serie temporale di precipitazione costituita da
osservazioni aggregate al passo temporale (=
3, 6, 12 o 24 mesi). Per ogni la distribuzione gamma
è definita come:
dove
è un parametro di forma,
è un parametro di scala e
è la funzione gamma. L’interpolazione si ottiene mediante una stima ottimale
(indicata con ) dei parametri e
ottenuta col metodo della massima verosimiglianza:
dove
e
è la media delle osservazioni di
precipitazione.
Tanto più lunga sarà la serie utilizzata per il calcolo dei parametri della distribuzione, tanto maggiore sarà la
robustezza delle stime ottenute per i parametri della distribuzione
. Per questo motivo, a
meno di dotarsi di lunghe serie pluviometriche
omogeneamente distribuite sull'area in esame, i dati di precipitazione della reanalisi NCEP/NCAR, disponibili dal 1948, sembrano rappresentare una scelta ottimale per il monitoraggio
omogeneo della siccità sia a scala Europea che
nazionale. La distribuzione cumulativa di probabilità è data da:
che può essere facilmente stimata utilizzando le approssimazioni numeriche note in letteratura (si veda, ad es., Abramowitz e Stegun, 1965, Press et al., 2007).
Tuttavia, dato che la distribuzione gamma non è definita per
uguale a zero e la
serie delle precipitazioni cumulate può contenere degli zeri
in effetti ne contiene molti: i periodi di non pioggia), la distribuzione cumulativa è ridefininta come segue:
dove è la probabilità di precipitazione nulla, che può essere stimata come il rapporto tra il numero
di zeri nella serie temporale delle precipitazioni e il numero totale di osservazioni di precipitazione, ossia:
.
La distribuzione cumulativa è poi trasformata in una distribuzione normale (v. Panofsky e Brier, 1958), pertanto il valor medio dello SPI per un determinato luogo e periodo di aggregazione considerato è uguale a zero (Edwards e McKee, 1997). La trasformazione conserva la probabilità cumulativa, nel senso che la probabilità della variabile di trovarsi al di sotto di un certo valore nella distribuzione gamma è uguale alla probabilità della variabile trasformata normalmente distribuita di trovarsi al di sotto della trasformata di quel valore.
Da un punto di vista computazionale, il valore di SPI può essere ottenuto utilizzando l’approssimazione proposta in Abramowitz e Stegun (1965) che converte la distribuzione cumulativa
della serie temporale a quella di una variabile aleatoria normale :dove si ha che:e che:Lo SPI fornisce un’indicazione sulla relazione tra la quantità di precipitazione caduta in un determinato intervallo di tempo e la sua climatologia, portando così a definire se
l’area monitorata è affetta da condizioni di siccità oppure no. Dal momento che lo SPI è distribuito secondo una funzione di probabilità normale, è possibile monitorare sia periodi secchi che periodi umidi. Valori negativi di SPI corrispondono a periodi più secchi rispetto alla climatologia, ossia indicano un deficit di precipitazione (siccità), mentre valori positivi di SPI corrispondono a periodi più umidi, ossia indicano un surplus di precipitazione. Maggiore è la distanza dalla norma (climatologia), maggiore è la severità dell’evento.
Inoltre, la normalizzazione che è alla base di questo indice permette di rappresentare nello stesso modo,
e quindi di riportare su una stessa mappa, aree soggette a climatologie differenti.
Ulteriori dettagli sullo SPI e sulle modalità di calcolo di questo indicatore
sono reperibili nei testi citati in bibliografia.
Bibliografia
Abramowitz, M., and I.A. Stegun (eds.), 1965: Handbook of Mathematical Functions with Formulas, Graphs, and Mathematical
Tables. Dover Publications, Inc., New York, New York, 1046 pp.
Edwards, D.C., and T.B. McKee, 1997: Characteristics of 20th century drought in the United States at multiple time scales. Climatology Rep. 97–2, Department of Atmospheric Science, Colorado State University, Fort Collins, Colorado, 155 pp.
McKee,
T.B., N.J. Doesken, and J. Kleist, 1993: The
relationship of drought frequency and duration
of time scales. In Proc. of Eighth Conference on Applied
Climatology, American Meteorological Society,
January 17–23, 1993, Anaheim CA.
Panofsky, H. A., and G.W. Brier, 1958: Some applications of statistics to meteorology. Pennsylvania State University, University Park, 224 pp.
Press, W.H., S.A. Teukolsky, W.T. Vetterling, and
B.P. Flannery, 2007: Numerical Recipes: The Art of
Scientific Computing, Third Edition. Cambridge
University Press, 1256 pp.
Thom, H.C. S., 1966: Some methods of climatological analysis. WMO N. 199. Technical Note N. 81., Ginevra, 53 pp.
WMO–World
Meteorological Organization, 2012: Standardized
Precipitation Index User Guide (M. Svoboda, M.,
Hayes, M., Wood, D.). WMO-No. 1090, Geneva, 24pp.