L’Italia “perde terreno”. Consumo di suolo, diffusione urbana e dissesto idrogeologico, Il Rapporto Ispra 2015
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- L’Italia “perde terreno”. Consumo di suolo, diffusione urbana e dissesto idrogeologico, Il Rapporto Ispra 2015
- 2015-06-12T17:00:00+01:00
- 2015-06-12T19:00:00+01:00
- Quando il 12/06/2015 dalle 17:00 alle 19:00 (Europe/Berlin / UTC100)
- Dove Cosenza - Villa Rendano, Via Triglio 21
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Il consumo di suolo in Italia, come documentato dall’ISPRA, continua a coprire ininterrottamente a una velocità stimata in cinquantacinque ettari al giorno, aree naturali e agricole con asfalto ed edifici a causa di nuove infrastrutture, di insediamenti commerciali, produttivi e di servizio e dell’espansione di aree urbane.
Questo il tema che animerà il seminario organizzato dalla collaborazione tra l’ISPRA e la “Fondazione Giuliani” che si terrà a Cosenza venerdì 12 giugno, alle 17:00, presso Villa Rendano. L’incontro vuole essere un’occasione fondamentale per sviluppare un dibattito che coinvolga le varie anime politiche, culturali, professionali e sociali di Cosenza e della Calabria.
Parteciperanno il prof. Bernardo de Bernardinis, Presidente dell'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA); l’ing. Massimo Veltri, professore ordinario di Idraulica, Università della Calabria, C.S. di Villa Rendano; l’ing. Michele Munafò, ISPRA, Responsabile del Rapporto sul consumo di suolo in Italia; l’arch. Saverio Putortì, Progettista Coordinatore del Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico, Calabria.
In Italia, negli ultimi vent’anni, quasi il quaranta percento delle grandi trasformazioni urbane è avvenuto attraverso la creazione di aree a bassa densità, mentre più di un terzo è avvenuto con la realizzazione di nuovi poli commerciali, industriali e terziari. Un processo tipico della città diffusa nella quale si annulla, di fatto, la distinzione fra area urbana e campagna, amplificando gli impatti sugli ecosistemi naturali e aumentando l’esposizione ai fenomeni di dissesto.
L’Italia, infatti, per le caratteristiche geologiche, morfologiche e per la significativa antropizzazione del suo territorio, è un paese ad elevato rischio idrogeologico, sia per fenomeni franosi che alluvionali. Le frane sono estremamente diffuse, anche tenuto conto che il settantacinque percento del territorio nazionale è montano-collinare. Delle settecentomila frane in Europa, cinquecentomila sono state censite nell’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (Progetto IFFI) realizzato dall’ISPRA e dalle Regioni e Province Autonome. Le frane interessano un’area complessiva di ventunomila chilometri quadrati, pari al sette percento del territorio nazionale.
Per quanto riguarda le alluvioni, l’ISPRA ha mosaicato le aree a pericolosità idraulica, redatte da Autorità di Bacino, Regioni e Province Autonome. La superficie delle aree a pericolosità idraulica elevata in Italia è pari a dodicimila chilometri quadrati (quattro percento del territorio nazionale), la superficie a pericolosità media è di oltre ventiquattromila chilometri quadrati (oltre l’otto percento), quella a pericolosità bassa è pari a oltre trentuno mila chilometri quadrati (più del dieci percento).
Il consumo di suolo legato alla crescita insostenibile delle città postmoderne deve essere ricondotto all'interno di una visione strategica di sostenibilità socio-ambientale tale da garantire il permanere delle identità dei luoghi massicciamente attaccate da una cultura che mira a far coincidere il governo dell'economia con il governo del territorio. Porre un limite al consumo di suolo è possibile, declinando tale concetto in una sorta di limite alla crescita delle citta anche attraverso la realizzazione di cinture verdi al loro perimetro: ciò comporta una attenzione particolare alla fascia strategica del periurbano quale area tampone con la campagna e non solo area da antropizzare.
La sfida è rappresentata anche da un nuovo e più solidale concetto di periferia: conferire qualità, rigenerare, recuperare, rifunzionalizzare, ammagliare: insomma porre al centro delle politiche urbane la scelta di intervenire sulle frange periferiche piuttosto che immettere nuove, ampie e dannosissime aree di espansione.