Uso del suolo e cambiamenti
L’uso del suolo è definito dalla direttiva 2007/2/CE come una classificazione del territorio in base alla dimensione funzionale o alla destinazione socioeconomica presenti e programmate per il futuro (ad esempio: residenziale, industriale, commerciale, agricolo, silvicolo, ricreativo) e va distinto dalla copertura del suolo che rappresenta, invece, la copertura biofisica della superficie terrestre.
I dati sull’uso del suolo e sulle sue variazioni sono tra le informazioni più frequentemente richieste per la formulazione delle strategie di gestione sostenibile del patrimonio paesistico-ambientale e per controllare e verificare l’efficacia delle politiche ambientali e l’integrazione delle istanze ambientali nelle politiche settoriali (agricoltura, industria, turismo, ecc.).
L’analisi delle trasformazioni d’uso del suolo e/o della copertura vegetazionale può avvenire a più livelli, dipendenti dalle informazioni a disposizione (diversa risoluzione spaziale, multitemporalità dell’acquisizione). I due principali approcci sono quello spazialmente esplicito (basato su mappe) e quello statistico (basato su informazioni puntuali). Il vantaggio del primo approccio è la possibilità di utilizzare i dati in ambiente GIS (Geographic Information System) dove possono essere confrontati con altre informazioni spaziali (mappe pedologiche, climatiche).
Con riferimento ai dati spazialmente espliciti, il progetto CORINE Land Cover costituisce un caposaldo nella mappatura dell’uso e della copertura del suolo e delle sue variazioni, fornendo strati vettoriali di stato e cambiamenti con minima unità mappabile di 25 ettari per il 1990, il 2000, il 2006, il 2012 e il 2018. Il dato presenta un sistema di classificazione che al primo livello distingue superfici artificiali, superfici agricole utilizzate, territorio boscati e ambienti semi-naturali, zone umide, corpi idrici, ulteriormente caratterizzati in 15 classi al secondo livello e 44 al terzo.
L’analisi delle principali dinamiche di cambiamento di copertura e di uso del suolo derivate dal CLC 2018 mostra come il processo più significativo in atto, in Europa e nel nostro Paese, sia la progressiva diminuzione della superficie destinata all’uso agricolo, spesso in maniera indipendente dalla fertilità e dalla produttività dei terreni (circa i tre quarti dei cambiamenti di uso del suolo avvenuti in Italia tra il 1960 e il 2017 sono dovuti a questa tipologia di trasformazione). L’aggressione al suolo agricolo, che oggi copre ancora circa la metà del territorio nazionale, avviene contemporaneamente su due fronti. Da una parte si assiste all’aumento delle aree artificiali, in particolare nelle pianure e lungo le coste e i fondivalle, dall’altra si rileva l’espansione dei territori boscati e degli ambienti semi-naturali, in particolare nelle aree interne e montane/collinari, determinata da fenomeni di abbandono colturale con successiva ricolonizzazione del territorio da parte delle superfici forestali. Nelle aree agricole marginali o meno redditizie, infatti, come nelle zone montane o alto-collinari, o in quelle poco accessibili e di scarso interesse ai fini produttivi, si assiste a un processo di successione, che trasforma l’area agricola prima in una matrice agricola frammentata con presenza di spazi naturali, poi in macchia bassa e cespuglieti e, infine, in boschi con densità delle chiome via via più fitte.
La dinamica delle trasformazioni degli ultimi decenni è comunque dominata dalla crescita del consumo di suolo per far fronte a nuove infrastrutture di trasporto, a nuove costruzioni o ad altre coperture non naturali, che rappresenta l’evoluzione di maggiore entità con una crescita di oltre il 180% rispetto agli anni ’50. Le superfici a copertura artificiale in Italia superano il 7,26% (al netto dei corpi idrici permanenti), concentrandosi prevalentemente in aree urbane e agricole e mostrando una tendenza alla crescita.
Tali transizioni, oltre a determinare la perdita, nella maggior parte dei casi permanente e irreversibile, di suolo fertile, causano ulteriori impatti negativi, quali frammentazione del territorio, riduzione della biodiversità, alterazioni del ciclo idrogeologico e modificazioni microclimatiche. Inoltre, la crescita e la diffusione delle aree urbane e delle relative infrastrutture determinano un aumento del fabbisogno di trasporto e del consumo di energia, con conseguente aumento dell’inquinamento acustico, delle emissioni di inquinanti atmosferici e di gas serra.
Nel tempo il dato CORINE Land Cover è stato affiancato da nuovi strati di uso e copertura del suolo ad alta risoluzione afferenti alla componente di Priority Area Monitoring di Copernicus, introdotti allo scopo di fornire informazioni di dettaglio su ambiti territoriali critici dal punto di vista ambientale, territoriale e ecosistemico, che necessitano di strumenti di monitoraggio specifici, quali la fascia costiera, le aree protette natura 2000, le aree ripariali e le aree urbane. A livello nazionale, questi dati sono confluiti nella produzione delle carte ISPRA di uso del suolo, copertura del suolo e tipologie di ecosistemi, ottenute ricodificando e integrando gli strati secondo sistemi di classificazione in linea con il modello metodologico introdotto in ambito europeo dal Gruppo EAGLE.
Per maggiori dettagli sui dati di uso del suolo in Italia, elaborati da CORINE Land Cover 2018, si suggerisce la lettura del rapporto ISPRA “Territorio – Processi e trasformazioni in Italia”, mentre le informazioni più aggiornate sui dati ISPRA di uso e copertura del suolo sono disponibili nella nuova edizione del rapporto ISPRA-SNPA “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici” e nella storia Le trasformazioni del territorio presente sull’EcoAtl@nte di ISPRA, che consente la consultazione interattiva di dati, mappe e indicatori.