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Azioni globali per fermare l’estinzione delle specie

L’Unione Mondiale per la Conservazione della Natura IUCN, nel meeting internazionale di Abu Dhabi, lancia un appello per mettere in atto delle azioni per invertire il trend di estinzione delle specie animali e vegetali che sta interessando tutto il pianeta.

Nel nostro pianeta ci sono circa 46.000 specie a rischio di estinzione. Tale numero sale a circa 2.000.000 se consideriamo la stima delle specie che ancora debbono essere identificate, alcune delle quali quindi rischiano di non essere mai conosciute. Partendo da questi dati la Commissione per la protezione delle specie dell’Unione mondiale per la conservazione della natura IUCN riunita a fine ottobre nel meeting internazionale di Abu Dhabi ha lanciato una chiamata mondiale all’azione per invertire questa tendenza.

Più di 10000 esperti e scienziati provenienti da diverse parti del mondo, tra i quali Piero Genovesi di ISPRA, hanno messo in comune ricerche e dati che dimostrano che le attività messe in atto per conservare la natura sono efficaci. Nonostante dal 2019 i programmi per la conservazione delle specie promossi dagli esperti IUCN siano raddoppiati, il tasso di estinzione continua ad aumentare in maniera preoccupante. Ad Abu Dhabi si è lanciato un appello di speranza: la sopravvivenza della diversità di specie sulla terra è un obiettivo ancora alla portata della nostra azione. Bisognerà agire rapidamente e in maniera coordinata mettendo a sistema le politiche governative e delle agenzie internazionali, il mondo dell’economia e della finanza, la società civile, le rappresentanze politiche ma anche aggiornare i programmi di insegnamento per le scuole per arrivare alle giovani generazioni, coinvolgere i singoli cittadini, le comunità locali, i gruppi religiosi con un’attenzione particolare alle comunità indigene, custodi delle aree a più alto valore ecologico del nostro pianeta.

L’IUCN gestisce dal 1964 la lista rossa che rappresenta il più ampio database di informazioni sullo stato di conservazione delle specie animali e vegetali di tutto il globo terrestre.

Lista Rossa

La Lista Rossa delle specie minacciate dell’IUCN valuta la probabilità che una specie si estingua in tutte le sue popolazioni, sulla base di una serie di parametri, comprese le tendenze passate, attuali e future. Inoltre, l’IUCN elabora anche il Red List Index RLI che mostra se le specie di un determinato gruppo stanno modificando nel tempo il rischio di estinzione, ovvero se il rischio sta aumentando o calando. Secondo le ultime analisi del Red List index il rischio di estinzione sta aumentando in tutti i gruppi di specie monitorati.

Red List Index RLI

Il Red List Index RLI indica l’andamento del rischio di estinzione di gruppi di specie, fornisce informazioni sull’evoluzione dello stato della natura. Un valore di 1,0 indica che le specie non sono a rischio di estinzione per il futuro prossimo. Un valore uguale a 0 indica che le specie sono estinte. Un valore di RLI costante indica che il rischio di estinzione resta costante nel tempo. Se c’è un recupero della biodiversità nel tempo l’RLI dovrebbe mostrare un trend in ascesa. Le parti in grigio rappresentano un intervallo di confidenza che grafica la mancanza di dati verificati per un determinato gruppo.

L’appello lanciato dall’IUCN fa esplicito riferimento agli accordi di Kunming-Montreal nel Global Biodiversity Framework votato lo scorso anno Convenzione sulla diversità biologica CBD con l’obiettivo di stabilire programmi, impegni e quadri d’azione per garantire la protezione della varietà di organismi viventi nelle diverse forme e nei rispettivi ecosistemi. Dal 21 ottobre al 1 novembre 2024 a Cali in Colombia nella COP16, organo di governo della convenzione CBD, con il motto “Pace con la natura” esperti della conservazione si sono confrontati sugli obiettivi raggiunti e mancati dagli accordi di Kunming-Montreal, riformulare orizzonti e aggiornarsi sulle eventuali misure da assumere per la salvaguardia della biodiversità. La COP 16 nasce con un invito ad una riflessione globale per migliorare il rapporto che abbiamo con l’ambiente e ripensare un modello economico che non dia priorità all’estrazione, allo sfruttamento eccessivo e all’inquinamento della natura.