Cambiamento Climatico e Cetacei nel Mediterraneo: si stima una forte riduzione delle condizioni idonee per la sopravvivenza di alcune specie già tra 25 anni
Il riscaldamento del Mar Mediterraneo procede a ritmi più veloci rispetto alla media globale, mettendo a serio rischio tutte le specie che vi abitano. Non fanno eccezione i cetacei, presenti con 11 specie regolari in Mediterraneo, che possono rispondere alla variazione delle condizioni climatiche spostandosi, ma condizionati anche dalla distribuzione delle loro prede.
Un nuovo studio, capitanato da ricercatori ISPRA e appena pubblicato sulla rivista Animal Conservation, rivela che già tra 25 anni, si potrebbe verificare una riduzione delle condizioni climatiche idonee alla Balenottera comune, alla Stenella e al Tursiope nel Mediterraneo.
Lo studio, attraverso l’elaborazione di modelli di distribuzione delle specie, con dati raccolti tra il 2009 al 2021 e variabili climatiche disponibili dal Servizio Climate Change del programma Copernicus, ha stimato i potenziali effetti dei cambiamenti climatici sulla distribuzione delle tre specie di cetacei nel Mediterraneo. I risultati dello studio evidenziano come l’innalzamento delle temperature marine nel periodo 2045-2055 determinerà per tutte e tre le specie una perdita di habitat. In particolare, la Balenottera Comune ed il Tursiope saranno le specie maggiormente colpite, costrette a lasciare ampie porzioni del loro areale attuale, dovranno affrontare nuove condizioni climatiche che sono al di fuori del loro range di tolleranza. Per la Stenella, si stima che parte della perdita di habitat sarebbe compensata dalla potenziale colonizzazione di nuove aree con condizioni climatiche diventate idonee.
Lo studio, quindi, evidenzia come il cambiamento climatico determini anche per i cetacei una condizione di areale dinamico. Tale condizione mutevole è un aspetto solitamente sottovalutato nell'applicazione dei criteri della Direttiva Quadro Strategia Marina (MSFD) relativi all'areale di distribuzione delle specie e all'habitat. Prendere in considerazione mappe predittive di distribuzione delle specie per i decenni futuri, potrebbe supportare la pianificazione di una gestione sostenibile e a lungo termine dei mari europei.