APPROVATO IL TRATTATO SULL’ALTO MARE Lo scorso giugno, durante la riunione delle Nazioni Unite a New York, è stato adottato il Trattato d’alto mare. Questo trattato è fondamentale per proteggere l’oceano, promuovere l’equità, affrontare il degrado ambientale, combattere il cambiamento climatico e prevenire la perdita di biodiversità in alto mare. È stata una priorità per l’Unione Europea e suoi Stati membri, che hanno condotto i negoziati a livello globale attraverso la BBNJ High Ambition Coalition. L’adozione di questo trattato, noto anche come “BBNJ” (biodiversità oltre la giurisdizione nazionale), è un risultato storico che segna la conclusione positiva di oltre un decennio di lavoro multilaterale. Lo scorso 20 settembre a New York è stato firmato da 67 Paesi, tra cui Stati Uniti, Cina, Australia, Regno Unito, Francia, Germania e Messico, oltre all’Unione europea. Al momento in cui si scrive l’accordo ha raccolto 82 firme di Paesi da tutto il mondo. Il trattato BBNJ istituisce una procedura per istituire aree marine protette su larga scala in alto mare. Ciò facilita il raggiungimento dell’obiettivo di conservare e gestire efficacemente il 30% della terra e del mare entro il 2030, concordato nel dicembre 2022 nell’ambito del Kunming-Montreal Global Biodiversity Framework. Stabilisce la condivisione dei benefici derivanti dalle risorse genetiche marine e prevede lo sviluppo di capacità e il trasferimento di tecnologia marina tra le parti. Contiene regole chiare per condurre valutazioni di impatto ambientale, con i giusti controlli ed equilibri, prima di svolgere attività in alto mare. Fonte: Pesceinrete APPROVATA LA NATURE RESTORATION LAW Il Parlamento europeo ha recentemente approvato la Nature restoration law, la prima legge sulla natura, proposta e approvata dal continente europeo. La legge prevede il ripristino del 20 per cento degli ecosistemi naturali entro il 2030, con l’obiettivo a lungo termine di eliminare i sistemi naturali degradati prima del 2050. Gli obiettivi della legge, vincolanti per gli stati membri, prevedono di mettere in atto misure di ripristino che coprano almeno il 20 per cento del territorio terrestre e marino dell’Unione, entro il 2030, secondo quanto stabilito dagli impegni internazionali del programma delle Nazioni Unite “Kunming-Montreal Global Biodiversity”. La proposta si articola su numerosi target specifici, come ad esempio: zero perdita netta di spazi verdi urbani entro il 2030, invertire il trend del declino degli impollinatori entro il 2030; 25mila chilometri di fiumi tornati a scorrimento libero entro il 2030. La Nature Restoration Law si applicherà solo quando la Commissione avrà fornito dati sulle condizioni necessarie per garantire la sicurezza alimentare a lungo termine e quando i paesi dell’Unione europea avranno quantificato l’area che deve essere ripristinata per raggiungere gli obiettivi fissati per ciascun tipo di habitat. Fonte: Lifegate RINNOVABILI: DIRETTIVA RED III Il Parlamento europeo ha approvato lo scorso settembre l’aggiornamento della direttiva Ue sulle energie rinnovabili (Red III). L’obiettivo principale della nuova Red III porta la quota vincolante di rinnovabili nel consumo finale di energia dell’Ue al 42,5% entro il 2030 (dal 32% previsto nella Red II), con l’obiettivo – non vincolante – di raggiungere il 45%. Si tratta dunque di raddoppiare l’attuale contributo delle rinnovabili nel mix energetico europeo (nel 2021 al 21,8% in Ue, 19% in Italia) entro sette anni, sebbene molti paesi del vecchio continente siano già assai avanti (Islanda 85,8%, Norvegia 74,1%, Svezia 62,6%, Finlandia 43,1%, Lettonia 42,1%, Albania 41,4%, etc). Per raggiungere questo risultato, la Red III passa dallo snellimento delle procedure per la concessione di permessi per nuovi impianti di energia rinnovabile, o per l’adeguamento di quelli esistenti. Le autorità nazionali non potranno impiegare più di 12 mesi per autorizzare la costruzione di nuovi impianti di energia rinnovabile situati nelle cosiddette “zone di riferimento per le energie rinnovabili”. E anche al di fuori di queste zone, la procedura non potrà superare i 24 mesi. Si tratta di un obiettivo particolarmente sfidante per l’Italia, dove in media per concludere un iter autorizzativo per gli impianti rinnovabili occorrono 7 anni; un ritmo lentissimo per il nostro paese, chiamato a installare circa 10 GW di nuova potenza rinnovabile l’anno, mentre nel 2022 si è fermato appena a quota +3 GW. Fonte: Greenreport INQUINAMENTO DA PLASTICA, UN TRATTATO GLOBALE Il Programma dell’Onu per l’ambiente (Unep) ha pubblicato la “bozza zero” del trattato globale contro l’inquinamento da plastica, in vista dei prossimi negoziati internazionali sul tema che si terranno a Nairobi (Kenya) il prossimo novembre. L’obiettivo, sottoscritto nel marzo del 2022 da 175 Paesi del mondo, è quello di concretizzare un trattato giuridicamente vincolante contro l’inquinamento da plastica entro la fine del 2024. La pubblicazione della bozza rappresenta un primo importante passo in tal senso. Gli impatti sull’ambiente della produzione di plastica sono passati da 2 mln di ton annue nel 1950 alle 348 mln di ton del 2017. Il problema ovviamente non sta nel materiale in sé, che vede anzi molti impieghi essenziali, ma il suo impiego esagerato (si pensi alla diffusione estrema del monouso), la produzione a partire da Politica Europea ed internazionale
RkJQdWJsaXNoZXIy OTg5NTQ=