WATERLANDS Il progetto WaterLANDS, finanziato dall’UE, sta sviluppando strumenti e creando un retaggio per il ripristino su larga scala delle zone umide, in tutta Europa e non solo. WaterLANDS si avvale degli insegnamenti dei progetti di ripristino delle zone umide in corso o esistenti in 15 località europee. Il lavoro svolto fornirà orientamenti alle attività pratiche in sei siti in Bulgaria, Estonia, Irlanda, Italia, Paesi Bassi e Regno Unito. I ricercatori hanno identificato gli indicatori rilevanti per il ripristino ecologico, individuato i portatori di interessi e ideato strategie di coinvolgimento in ciascuno dei sei siti. Inoltre, hanno identificato il contesto politico e le strutture di governance dei siti, valutandone la disponibilità a ricevere finanziamenti per il ripristino del paesaggio. Il lavoro ha prodotto relazioni pubbliche sugli indicatori per il ripristino, i fattori promotori e le soglie di cambiamento del funzionamento delle zone umide, i quadri di governance e le esperienze internazionale nelle attività di coinvolgimento delle comunità. Nel 2022 è stato prodotto un documento strategico in risposta alla proposta della Commissione Europea di una nuova legge per il ripristino degli ecosistemi, considerata la loro rilevanza per le persone, la biodiversità e l’adattamento ai cambiamenti climatici. Inoltre, una serie di attività di scienza dei cittadini è in corso in Estonia, Italia e Regno Unito. Fonte: Cordis Programmi Comunitari AMBI-ROBIC Il trattamento delle acque reflue svolge un ruolo cruciale nell’affrontare i problemi della biodiversità, mitigando gli impatti negativi dell’inquinamento chimico e da sostanze organiche sugli ecosistemi acquatici. L’implementazione di un sistema di trattamento delle acque reflue efficiente ed economico, con bisogni energetici minimi, può preservare e proteggere i nostri preziosi habitat naturali e le diverse specie che da essi dipendono. Il progetto AMBI-ROBIC ha sviluppato una tecnologia innovativa che rimuove l’inquinamento organico dalle acque reflue utilizzando la digestione anaerobica. Questa tecnica si avvale di una comunità microbica adattata che funziona a temperature più basse e una vasca appositamente progettata per facilitare il trattamento dei fanghi granulari psicrofili. Il sistema non richiede riscaldamento, aerazione o parti mobili ed esercita un’impronta energetica inferiore rispetto ai sistemi aerobici tradizionali. Può essere utilizzato in varie circostanze, per alleggerire il carico organico di altri processi, per espandere la capacità di siti esistenti o come parte di un nuovo impianto di trattamento delle acque reflue. La tecnologia AMBI-ROBIC rappresenta una soluzione innovativa e dirompente per il trattamento delle acque reflue, che offre un’alternativa economica ed ecologicamente sostenibile al trattamento dei fanghi, ormai obsoleto e ad alta intensità di energia. Fonte: Cordis GLI SCARTI DELLE COZZE AL POSTO DEL CEMENTO Gli scarti dei gusci delle cozze, uniti ai sedimenti dei dragaggi portuali, formeranno un nuovo materiale green. L’idea viene sviluppata dal progetto europeo Life “GreenLife4Seas”, guidato dal Politecnico di Bari. Un progetto che trova una soluzione sola per risolvere due problemi, e che diventa un modello di economia circolare. I gusci di mitili, infatti, non si possono riciclare nell’umido essendo composti al 95 per cento di carbonato di calcio: una sostanza di natura inorganica, che li rende non compatibili con il compostaggio. I sedimenti dei porti, dragati per garantire la navigabilità degli scali e per rimuovere i contaminanti presenti, sono gestiti come rifiuti e conferiti in vasche di colmata, con un ingente dispendio di risorse per lo smaltimento. Necessitano, infatti, di trattamenti complessi per poter essere riutilizzati. I laboratori del Politecnico di Bari, in collaborazione con i centri di ricerca del Politecnico di Zurigo, hanno ideato un trattamento di stabilizzazione meccanica dei sedimenti con leganti parzialmente sostituiti da una farina di gusci di mitili, un additivo innovativo e sostenibile che permette di ridurre l’uso del cemento nella stessa funzione. Il progetto, che coinvolge Italia e Grecia, prevede la realizzazione di prototipi di frangiflutti e pavimentazione da esterni per banchine che verranno messe in opera nei porti della Spezia in Liguria, in quelli di Bari e Barletta in Puglia e nel Porto del Pireo ad Atene. Fonte: L’espresso OSTRICHE E BIODIVERSITA’ Sulla base delle esperienze in corso nel Regno Unito grazie alla rete attiva nel Regno Unito denominata “Native Oyster Network”, il progetto RAISE, finanziato dal PNRR, intende sviluppare dei prototipi di ambienti marini naturali dove far prosperare l’ostrica nativa europea che rappresenta un’importante fonte di cibo. La sua coltivazione, inoltre, come quella di altri molluschi bivalvi, è una delle più sostenibili per il mare Mediterraneo. L’Ostrea edulis è una specie che si aggrega lungo la costa in gruppi di individui formando delle strutture tridimensionali, i cosiddetti reefs o beds, veri e propri letti naturali, in grado di fornire un ecosistema che rappresenta un rifugio e un sostentamento per molte altre specie marine, alcune anche di un certo valore commerciale. Queste strutture naturali formate dalle ostriche, agendo sulla funzionalità e produttività degli ecosistemi costieri, sono in grado di aumentare la biodiversità delle aree in cui crescono. In aggiunta, grazie alla loro capacità filtrante, esse favoriscono la pulizia dell’acqua marina. Il progetto che è realizzato nel golfo de La Spezia coinvolge, oltre all’ENEA, molti altri soggetti attivi nello sviluppo dell’economia blu. Fonte: Enea
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