Fauna, Ambiente e Uomo
Combattimento tra maschi adulti di daino durante la stagione riproduttiva (settembre-ottobre) nella Tenuta Presidenziale di Castelporziano (Roma) (foto A. De Marinis)
L’Italia dispone di un patrimonio faunistico tra i più ricchi in Europa: circa un terzo delle specie animali europee è presente in Italia e il 20% delle specie della fauna terrestre e di acqua dolce è endemica o subendemica. La fauna offre un importante contributo, in termini di ricchezza e complessità, alla biodiversità. Tuttavia, lo stato della biodiversità faunistica italiana mostra luci e ombre; se da un lato negli ultimi decenni si è assistito all’incremento numerico e all’espansione di areale di molte specie di vertebrati, dall’altro una parte rilevante è ancora oggi minacciata.
Secondo la Lista Rossa IUCN dei vertebrati Italiani terrestri e acquatici, realizzata nel 2022 (Rondinini et al. 2022), con i risultati del lavoro di aggiornamento della valutazione della precedente Lista Rossa pubblicata nel 2013 (Rondinini et al. 2013), il 20% dei Mammiferi, il 26% degli Uccelli nidificanti, il 38% degli Anfibi, il 25% dei Rettili, il 28% dei Pesci ossei d’acqua dolce, dei pesci cartilaginei e degli Agnati (lamprede) sono ad oggi "minacciati". Nella valutazione del 2013 sono state considerate 672 specie di vertebrati terrestri o d’acqua dolce presenti in Italia; con l’aggiornamento del 2022 il loro numero è arrivato a quota 700.
Il decennio 2013-2022 è stato contraddistinto da un aumento del numero delle specie nelle categorie più a rischio (in pericolo critico, in pericolo e vulnerabili). Queste categorie identificano le specie la cui probabilità di estinzione è stimata superiore al 50% in 10 anni o tre generazioni (in pericolo critico), superiore al 20% in 20 anni o cinque generazioni (in pericolo) oppure superiore al 10% in 100 anni (vulnerabile), nel caso in cui non vengano intraprese specifiche azioni mirate a neutralizzare le minacce alla loro sopravvivenza. Queste stime di probabilità possono essere ottenute tramite modelli, ad esempio analisi della vitalità della popolazione basata su simulazioni dell'andamento demografico. Intervenire per conservare le specie prima che siano troppo prossime all’estinzione riduce i costi e aumenta le probabilità di successo delle azioni di conservazione.
Variazione per anno del numero di specie di vertebrati italiani, terrestri e acquatici, secondo le categorie di minaccia IUCN
(Lista Rossa IUCN Vertebrati Italiani 2022, Lista Rossa IUCN degli uccelli nidificanti in Italia 2021).
Secondo la Lista Rossa IUCN realizzata nel 2022 le specie di vertebrati in pericolo critico (CR) sono 41. La valutazione del 2013 si è aggravata per le seguenti 12 specie: Squalo volpe occhio grosso, Savetta, Carpione del Garda, Trota mediterranea, Temolo adriatico, Geotritone del Sarrabus, Falco pescatore, Voltolino, Schiribilla, Migliarino di palude, Mignattino comune e Orecchione sardo. Al contrario 2 specie hanno migliorato il proprio status da in pericolo critico (CR) a in pericolo (EN): Aquila del Bonelli e Nottola gigante.
Le specie estinte nell’area di valutazione ma ancora presenti in natura (categoria IUCN Estinto nella Regione RE) elencate nella Lista Rossa del 2013 ed in quella del 2022 sono: Storione, Storione Ladano, Gobbo rugginoso, Gru, Quaglia Tridattila e Rinolofo di Blasius. Nella Lista Rossa del 2022 rientrano in questa categoria anche l’Avvoltoio monaco e la Starna sottospecie italica precedentemente non valutate (categoria IUCN NE).
Da un punto di vista conservazionistico questa situazione è allarmante dal momento che l’Italia rappresenta un hotspot di biodiversità all’interno dell’Europa sia per quanto riguarda il numero complessivo delle specie presenti nella penisola sia per il numero delle specie endemiche (https://sinacloud.isprambiente.it/portal/apps/storymaps/stories/35a2da6b75db4100a1fd0571e336a7a3).
Le liste rosse non definiscono soltanto le priorità di conservazione ma anche le priorità di ricerca dal momento che numerose sono le specie carenti di dati, assegnate alla categoria IUCN DD (9%), per le quali non è possibile determinare la categoria di minaccia. In particolare occorre evidenziare il permanere, a distanza di dieci anni, della carenza di dati su molte specie di pesci cartilaginei, come mostrato dalla seguente tabella. La diminuzione del valore percentuale dal 2013 al 2022 è attribuibile alla possibilità di valutare lo status di alcune specie, tre delle quali ricadono attualmente in categorie di minaccia (CR Squalo volpe; EN Squalo mako; VU Zigrino).
Variazione per anno del numero di specie con carenza di dati, espressa in percentuale, in rapporto al numero delle specie di vertebrati italiani terrestri e acquatici, valutate nel periodo 2013-2022.
(Lista Rossa IUCN Vertebrati Italiani 2022, Lista Rossa IUCN degli uccelli nidificanti in Italia 2021).
Nel corso dei secoli, diversi fattori, in gran parte legati all’uomo, hanno influito in modo significativo sulla presenza e distribuzione della fauna, contribuendo in misura crescente a compromettere la sopravvivenza di molte specie animali. Fenomeni globali quali la distruzione e la frammentazione degli habitat, l’inquinamento, i cambiamenti climatici, l’introduzione di specie aliene invasive, il bracconaggio ed il commercio di specie selvatiche, le attività di caccia e pesca non sostenibili sono tra le principali minacce alla biodiversità di cui la fauna è parte integrante.
In aree geografiche fortemente antropizzate come l’Italia, alcune specie hanno saputo adattarsi alle trasformazioni ambientali e sono riuscite a moltiplicarsi e a espandersi proponendosi, in alcuni casi, quali elementi di conflitto con le attività umane (cinghiale e, a livello locale, cornacchia, gazza, piccione di città, cormorano, gabbiano reale, daino, oltre alle specie aliene invasive). Queste specie possono provocare impatti sull’ambiente, con ripercussioni economico-sanitarie, e in alcuni casi generare rischi per l’incolumità pubblica. È necessaria pertanto un’attenta gestione faunistica che, basandosi su dati scientifici, metta assieme la salvaguardia e il ripristino della biodiversità e la coesistenza con le attività dell’uomo.
ISPRA, nell’ambito del suo mandato istituzionale, porta avanti delle linee di attività che hanno come obiettivo la conservazione della fauna selvatica intesa come azioni di tutela e di gestione del patrimonio faunistico. Per svolgere questo compito, che richiede competenze molto diversificate - dall’ecologia, alla zoologia, veterinaria, genetica, biogeografia e biologia della conservazione - si avvale da un lato di un continuo confronto con la comunità scientifica per la produzione e scambio di dati attendibili, verificabili e pubblici, e dall’altro lato di un costante dialogo anche con gli enti centrali e territoriali (regioni, province autonome, parchi) per comprendere meglio gli specifici contesti, con il fine di fornire il migliore supporto alle scelte dei decisori.
La tutela e la gestione del patrimonio faunistico è sviluppata considerando il contesto nazionale ed internazionale nel quale ISPRA, per le sue caratteristiche peculiari di ente di ricerca con funzioni istituzionali di conoscenza, di servizio, di tutela e di controllo si trova ad operare, con particolare attenzione alla strategia dell’Unione Europea sulla biodiversità per il 2030.
Per assicurare questi compiti ISPRA svolge, in modo coordinato e integrato, attività di valutazione tecnica, di studio e monitoraggio delle dinamiche delle popolazioni selvatiche comprese le migrazioni, di analisi degli aspetti di ecoepidemiologia della fauna, di genetica di conservazione.