Istituto Superiore per la Protezione
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PNRR MER (Marine Ecosystem Restoration)

Il Progetto PNRR Marine Ecosystem Restoration (MER) (MISSIONE_2 rivoluzione verde e transizione ecologica, COMPONENTE_4 tutela del territorio e della risorsa idrica, INVESTIMENTO 3.5 ripristino e la tutela dei fondali e degli habitat marini) è il più grande progetto dedicato alla conoscenza e alla tutela del mare nell’ambito del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, che vede ISPRA come soggetto attuatore e il Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica come amministrazione titolare del finanziamento di 400 Mln di Euro per il 2022-2026. Il Progetto MER prevede interventi per il ripristino e la protezione di habitat marini, il rafforzamento del sistema nazionale di osservazione degli ecosistemi marini e costieri e la mappatura degli habitat costieri e marini di interesse conservazionistico nelle acque italiane con l’acquisizione di una nuova unità navale oceanografica, dotata di apparecchiature altamente tecnologiche in grado di mappare e campionare i fondali fino a 4000 m di profondità, oltre che una strumentazione acustica ad altissima risoluzione.

Alcune delle principali attività previste dal Progetto MER riguardano: 

  • la ricostruzione di banchi di ostrica piatta europea (Ostrea edulis) in 5 regioni dell'Adriatico: Friuli Venezia-Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche e Abruzzo. A livello globale, si stima che l'85% dei banchi naturali di ostriche sia andato perduto, rendendo questo habitat uno dei più minacciati al mondo. Le ostriche hanno la capacità di costruire veri e propri reef calcarei, l'equivalente alle nostre latitudini delle scogliere coralline tropicali, per questo sono chiamate "ingegneri ecosistemici”. 
  • la mappatura degli habitat costieri di tutta la costa italiana. Ad oggi il Paese possiede una cartografia della Posidonia oceanica, realizzata anche più di venti anni fa, e quindi ormai obsoleta; con il progetto MER si completerà la cartografia in un unico intervallo temporale su tutto il territorio nazionale, garantendo maggiore uniformità e precisione nei dati. Le attività di mappatura sono in corso di realizzazione con l’utilizzo di diverse tecnologie all'avanguardia, tra cui:
    • sensori satellitari ad altissima risoluzione, per l'analisi di un'area complessiva di 9.232 km².
    • sensori LiDAR topografico e batimetrico da aereo, con immagini RGB-NIR a 10 cm di risoluzione, per una copertura di 5.147 km² e 12.600 km².
    • rilievi iperspettrali da aereo, su una superficie di 977 km².
    • tecnologia Multibeam, basata sulla propagazione delle onde acustiche per studi batimetrici, su 3.798 km².
    • acquisizioni in situ con Autonomous Underwater Vehicle (AUV), per esplorare 4.000 km lineari di costa.

La mappatura degli habitat costieri fornirà una visione dettagliata e aggiornata degli ecosistemi marini e costieri italiani, con particolare attenzione alle Aree Marine Protette e ai Siti Natura 2000 (SIC, ZSC, ZPS). Un passo fondamentale per la tutela e la gestione sostenibile di questi preziosi habitat. 

  • Il monitoraggio mediante radar costieri in banda HF (una strumentazione che consente il monitoraggio della circolazione marina superficiale e delle onde) prevede l'installazione di 13 nuove antenne e la manutenzione di 8 antenne esistenti con una copertura totale di mare di circa 9800 km². 
  • la realizzazione di una nuova rete nazionale di boe d’altura per il monitoraggio del moto ondoso, delle correnti marine e dei parametri meteo, aggiungendosi alla già esistente Rete Ondametrica Nazionale (RON). Si prevede di installare a diverse miglia dalla costa, all’interno della futura Zona economica esclusiva (ZEE), almeno 6 stazioni di monitoraggio su fondali fino a 1000 metri ed almeno 4 stazioni di monitoraggio su fondali fino a 3000 metri. 
  • Il ripristino della rete RON con i suoi 15 punti di monitoraggio, uniformemente distribuiti lungo le coste nazionali, integrando i sensori ondametrici con misuratori di corrente e strumentazioni utili alla completa definizione del clima marino e meteorologico, che fornirà elementi fondamentali per gli scenari di cambiamenti climatici che interesseranno la nostra penisola nei prossimi anni e decenni. 
  • La mappatura di circa 79 monti sottomarini (seamounts), localizzati oltre le 12 miglia nautiche nel Mar Ligure, alto e basso Tirreno, Mar di Sardegna, Mar Ionio e Mare Adriatico meridionale, tra i 200 e i 2000 m di profondità. Per tale obiettivo, si utilizzeranno robot sottomarini (ROV) in grado di registrare video in alta definizione e strumenti acustici ad alta risoluzione, con una unità navale che lavori H24 per oltre 200 giornate. Le attività sono in corso e si concluderanno  a giugno 2026. I dati geofisici, biologici ed ecologici raccolti  permetteranno di descrivere i popolamenti profondi e la biodiversità dei seamount, col fine ultimo di creare un sistema di aree protette marine di alto mare, che consenta di rispondere agli obiettivi della strategia europea al 2030 per la biodiversità. 
  • Ripristino degli habitat sensibili quali le praterie a Posidonia oceanica, l’habitat coralligeno e le foreste a Cystoseira al fine del recupero dei servizi ecosistemici associati e della biodiversità, e garantire la carbon sequestration. Gli interventi sono in corso di realizzazione in 5 regioni costiere Toscana, Lazio, Campania, Sicilia e Calabria, alle azioni di ripristino saranno affiancate specifiche azioni di protezione delle aree, con l’obiettivo di promuovere ed accelerare il naturale recupero e ripristinare la connettività̀ ecologica. 
  • L’installazione di 91 campi ormeggio su territorio nazionale, come intervento di ripristino passivo, sta prevedendo la realizzazione di circa 1500 boe come strumento per la tutela degli habitat di pregio marino costieri, permettendo la mitigazione/eliminazione del disturbo diretto legato all’ancoraggio e il conseguente danneggiamento dei fondo marino. Le aree per la realizzazione dei campi ormeggio sono state individuate all’interno e/o adiacenti alle Aree Marine Protette, ai Parchi Nazionali con tutela a mare e alle aree facenti parte della Rete Natura 2000. Le procedure di installazione, gestione e manutenzione dovranno garantire il ricorso a sistemi di ultima generazione, compatibili con le caratteristiche dei fondali, assicurando il minore impatto ambientale possibile in funzione delle caratteristiche fisiche e biologiche del sito prescelto. 
  • I dati ISPRA mostrano che l’86,5 % dei rifiuti in mare è legato alle attività di pesca e il 94% di questi sono costituiti da reti abbandonate. Il progetto MER prevede l’individuazione ed il ripristino di almeno 15 aree dove sono stati localizzati attrezzi da pesca e/o di acquacoltura abbandonati, preservando la fauna e flora locali.

Video del convegno "Conoscere e proteggere il mare per una vera economia blu"

“Finanziato dall'Unione europea - NextGenerationEU. I punti di vista e le opinioni espresse sono tuttavia solo quelli degli autori e non riflettono necessariamente quelli dell'Unione europea, della Commissione europea, del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. Né l'Unione europea, la Commissione europea, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica possono essere ritenute responsabili per essi”

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