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Martarelli et al. /

Qualità dell’ambiente urbano – XI Rapporto (2015)

ISPRA Stato dell’Ambiente 63/15 pagg. 220 – 247

222

La città di La Spezia e le aree urbanizzate ad essa contigue ricadono nel Foglio 248

“La Spezia” della

Carta Geologica d’Italia

alla scala 1:50.000 (Servizio Geologico

d’Italia, 2005) realizzato dalla Regione Liguria. Gran parte delle informazioni riportate

nel seguito sono state ricavate dalle

Note illustrative

del suddetto Foglio, realizzate

con il coordinamento di E. Abbate (2005). Nell’area del Foglio affiorano molte delle

unità tettoniche che caratterizzano l’Appennino settentrionale (Unità Liguri e Subliguri

e Unità del Dominio Toscano), che ne testimoniano la lunga e complessa storia

geologica e che si sovrappongono con superfici di sovrascorrimento poco inclinate e

secondo un ordine geometrico riconosciuto in tutta la catena. La parte centrale del

Foglio è occupata dal profondo Golfo di La Spezia, limitato a Est dal promontorio di

Lerici-Montemarcello e a Ovest da quello di Portovenere, che rappresentano due dei

principali elementi morfologici dell’area.

L’area urbana di La Spezia è circondata da modesti rilievi (poche centinaia di metri

s.l.m.) che sottendono brevi corsi d’acqua di limitata importanza. In quest’area,

l’evoluzione deposizionale durante il Pliocene ed il Quaternario è avvenuta con:

a) lo sviluppo di una rete di drenaggio, testimoniata dai depositi terrazzati antichi,

probabilmente connessa ad un’inversione del drenaggio verso il Fiume Magra;

b) l’incisione delle precedenti pianure alluvionali e lo sviluppo di conoidi alluvionali

(T.Dorgia e T.Lagora), successivamente incise durante la caduta eustatica

dell'ultima fase glaciale;

c) lo sviluppo della pianura costiera ad opera di sistemi fluviali e paralici durante

la risalita eustatica olocenica conseguente alla fine dell’ultima glaciazione.

Dal punto di vista litologico, il centro urbano di La Spezia poggia direttamente su

depositi terrazzati olocenici (spessore massimo 25-30 m) costituiti da conglomerati,

ghiaie, sabbie e limi depostisi sui terreni torbiditici delle unità tettoniche di Monte

Gottero e di Canetolo, sui calcari e marne della Falda Toscana e sui terreni della

successione metamorfica dell’Unità Tettonica di Massa.

Nell’area cittadina, anche se

poco visibili, si possono riconoscere tre ordini di terrazzi (dal più alto al più basso): il

terrazzo (b

n3

), a Nord della piana di Stagnoni-Le Pianazze, costituito da limi sabbiosi

giallastri alterati con lenti di conglomerati arenacei dello spessore fino a 10 m; il

terrazzo (b

n2

) costituito da conglomerati e limi debolmente alterati, nelle basse valli

dei torrenti Diorgia e Lagora; il terrazzo (b

n1

), presente lungo le vallecole poste

all’estremità meridionale del T.Doria, che, in base ai dati di sottosuolo, è costituito da

peliti con torbe e malacofaune salmastro-marine di 15-20 m di spessore. Alcune aree

della città poggiano su sedimenti del substrato, quali le arenarie di Monte Gottero, il

membro dei calcari e marne di M.S.Croce della Formazione di La Spezia, le brecce di

Maralunga, le quarziti e filladi, le arenarie di Ponte Bradica, i calcari di Groppo del

Vescovo, e le argille e calcari di Canetolo (

Figura 2.6.1

).

La particolare posizione e le favorevoli caratteristiche geomorfologiche, stratigrafiche

e strutturali (acclività della fascia costiera, giacitura delle superfici, caratteristiche

geo-meccaniche dei terreni) nell’immediato intorno dell’area urbana fanno sì che,

contrariamente ad altre aree circostanti, i dissesti idrogeologici, quali i fenomeni di

LA SPEZIA