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Salvi et al. /

Qualità dell’ambiente urbano – XI Rapporto (2015)

ISPRA Stato dell’Ambiente 63/15 pagg. 578 - 583

580

Il

radon

è un gas radioattivo naturale proveniente principalmente dal suolo e si

accumula, in particolare, negli ambienti chiusi (abitazioni, scuole, ambienti di lavoro).

Il radon è considerato essere la seconda causa di tumore polmonare dopo il fumo di

tabacco. Fin dal 1988 l’Organizzazione Mondiale della Sanità, attraverso l'Agenzia

Internazionale per la Ricerca sul Cancro, lo ha dichiarato agente in grado di indurre il

tumore polmonare (IARC 1988, IARC 2011). In Italia l’ISS ha stimato che circa

3.400 casi annui di tumore polmonare (su un totale di oltre 30.000) siano attribuibili

al radon (Bochicchio

et al.

2013) e, in Europa, che l’esposizione al gas sia

responsabile di circa il 9% dei decessi per tumore polmonare (Darby

et al.

, 2005).

Per tali motivi molti paesi hanno attivato programmi per diminuire l’impatto sanitario.

In questo quadro si inserisce la direttiva europea 2013/59/Euratom in materia di

radioprotezione, che l’Italia dovrà recepire entro l’inizio del 2018 aggiornando l’attuale

D.Lgs 230/95. La Direttiva prevede che ciascun Stato Membro dell’Unione Europea

stabilisca dei livelli di riferimento per la concentrazione media annua di radon non

superiori a 300 Bq m

-3

sia per le abitazioni che per i luoghi di lavoro. La direttiva

stabilisce, inoltre, che gli Stati Membri definiscano un piano d'azione nazionale che

affronti tutti gli aspetti connessi ai rischi di lungo termine dovuti alle esposizioni al

radon nelle abitazioni e nei luoghi di lavoro. Tra i vari obblighi previsti nella direttiva vi

è l’adozione di misure appropriate per prevenire l’ingresso del radon nei nuovi edifici,

la promozione di interventi volti a individuare le abitazioni in cui la concentrazione

media annua supera il livello di riferimento, e a ridurre la concentrazione di radon in

tali abitazioni. Gli Stati Membri dovranno, inoltre, individuare le zone in cui si prevede

che la concentrazione di radon (come media annua) superi il livello di riferimento

nazionale in un numero significativo di edifici. All’interno di tali zone dovranno essere

effettuate, limitatamente ai luoghi di lavoro, misurazioni della concentrazione di radon

nei piani terra, seminterrati ed interrati.

I risultati mostrati in

Tabella 6.4.1

sono calcolati sulla base di dati raccolti

nell’indagine nazionale (1989-1998) promossa da ISPRA, ISS e dal Sistema della

Agenzie Ambientali Regionali e Provinciali (Bochicchio

et al

., 2005) e nelle successive

indagini regionali rappresentative dell’esposizione al radon dell’insieme della

popolazione. Nonostante la forte variabilità locale delle concentrazioni di radon

indoor

,

i valori medi a livello amministrativo (Comune, Provincia, Regione) sono ritenuti

essere approssimativamente stabili nel tempo rendendo generalmente affidabili le

stime ottenute in anni precedenti. Pertanto, la metodologia di elaborazione dei dati è

la stessa utilizzata nel Rapporto sulla Qualità dell’Ambiente Urbano 2014 con

l’aggiornamento dei dati delle città dove questi lo consentano e l’inserimento di nuove

città. È importante evidenziare che, a causa dell’elevata variabilità nel tempo e nello

spazio delle concentrazioni di radon negli ambienti chiusi, è possibile che edifici vicini

abbiano livelli di radon

indoor

molto diversi tra loro. Ciò significa che l’unico modo per

avere una stima affidabile della concentrazione di radon in uno specifico ambiente di

vita (ad esempio la propria abitazione) è quello di effettuare una misura diretta in tale

RADON