Berti et al. /
Qualità dell’ambiente urbano – XI Rapporto (2015)
ISPRA Stato dell’Ambiente 63/15 pagg. 174 – 195
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Comune di Roma
Fin dalle prime ore del 31 gennaio 2014 una saccatura centrata sul settore
occidentale del Mediterraneo e spinta fin sull’entroterra algerino, alimentata con aria
polare marittima da correnti a getto in quota, con il contributo di un forte richiamo di
scirocco dai settori Sud-orientali del Mediterraneo, ha determinato la formazione di
un sistema temporalesco di elevato potenziale che ha causato piogge forti e
persistenti su tutta la Regione Lazio, particolarmente intense sul litorale romano,
sulla zona di Roma e provincia e sulla media Valle del Tevere. Le precipitazioni sono
proseguite, seppure con minore intensità fino al 3 febbraio 2014. I quantitativi di
precipitazione più elevati sono stati registrati sui bacini del medio e basso Tevere,
Arrone Sud, Cosa e Sacco. Le stazioni pluviometriche che hanno registrato i massimi
valori cumulati di pioggia sono state quelle di Roma-Ottavia e Riano Flaminio (202
mm), Roma-M. Mario (194 mm), Roma-Massimina (178 mm), Roma-Flaminio (191
mm), Roma-Ponte Galeria (170 mm), Roma-Isola Sacra (166 mm), Roma-Ostia (160
mm) e Filettino (FR; 159 mm). I tempi di ritorno per le 24h sono stati stimati attorno
ad alcune decine di anni, con picco di 200 anni solo per le due stazioni che hanno
superato l’altezza di precipitazione di 200 mm. Più del 90% della precipitazione totale
si è riversata al suolo entro le prime 24h in tutte le stazioni di misura. Ciò,
unitamente ai pregressi valori di precipitazioni assai considerevoli verificatisi nel mese
di gennaio, ha contribuito notevolmente a favorire una situazione di crisi idrogeologica
significativa, che ha coinvolto anche il reticolo idrografico minore e determinato
l’occorrenza di molti movimenti franosi ed estesi allagamenti. Gli afflussi relativi al
fiume Tevere, seppure di rilievo, hanno mostrato altezze idrometriche non
particolarmente significative, in considerazione delle precipitazioni relativamente
modeste verificatisi nel tratto alto dell’asta fluviale, tra le sorgenti ed il medio corso.
Il significativo apporto, rilevato soprattutto nel settore Nord-Ovest della Capitale, ha
determinato un repentino ruscellamento delle acque che sono andate a confluire nei
punti più depressi della città. I valori di pioggia sono risultati significativamente
decrescenti dai settori Nord-Ovest a quelli Sud-Est e buona parte delle precipitazioni
meteoriche si è concentrata nell’arco di 6-12 ore, a partire dalle prime ore del giorno
(Leone, 2014).
Il preesistente stato di saturazione dei suoli dovuto alle piogge dei giorni precedenti,
sommato alle precipitazioni del 31 gennaio, ha messo in crisi il reticolo secondario in
destra idrografica del Tevere con sormonto di argini dei fossi ed estesi fenomeni di
allagamento che hanno interessato viabilità ed edifici privati, soprattutto nella zona a
Nord di Roma da Prima Porta a Capena e Fiano Romano. Particolari disagi sono stati
provocati dall’esondazione, per sormonto di argine, di due affluenti in destra del fiume
Tevere nella periferia Nord della Capitale: il fosso Cremera, che ha interessato la
zona bassa del quartiere di Labaro, e la Marrana di Prima Porta, che ha coinvolto
l’omonimo quartiere.
A valle della città, diffusi allagamenti in aree urbanizzate, dovuti al sormonto o alla
rotta degli argini dei canali di bonifica, unitamente all’insufficienza degli impianti
idrovori e dei sistemi di pompaggio e di drenaggio andati in crisi a causa dell’intensità
dell’evento, hanno interessato le località di Piana del Sole, Ostia Antica, Infernetto
(Comune di Roma) e Isola Sacra (Comune di Fiumicino) (
Foto 2.3.14
). Alcune aree
sono rimaste sommerse da una lama d’acqua compresa tra i 30-40 cm per circa
quattro giorni (Leone, 2014).