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Cusimano et al. / Qualità dell’ambiente urbano – XI Rapporto (2015)

ISPRA Stato dell’Ambiente 63/15 pagg. 320-355

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L'agricoltura biologica

è un metodo di produzione definito dal punto di vista legislativo

a livello comunitario con il Regolamento CEE 2092/91, sostituito successivamente

dai Reg. CE 834/07 e 889/08 e a livello nazionale con il D.M. 18354/09.

Il termine "agricoltura biologica" indica un metodo di coltivazione e di allevamento che

ammette solo l'impiego di sostanze naturali, presenti cioè in natura, escludendo

l'utilizzo di sostanze di sintesi chimica (concimi, diserbanti, insetticidi). Essa risulta

quindi essere maggiormente sostenibile sul piano ambientale, producendo esternalità

positive soprattutto in termini di conservazione della fertilità dei suoli e della

biodiversità, riduzione di inquinamento da agro-farmaci, migliore rapporto con le

risorse idriche, ecc. Per sintetizzare la diffusione di questo fenomeno sono stati

considerati, per l’anno 2010, i seguenti indicatori riportati in

Tabella 3.4.5

nella

sezione Tabelle:

numero di aziende biologiche,

superficie agricola condotta con il metodo biologico (BIO),

incidenza della superficie biologica sulla superficie comunale (BIO/ST);

incidenza della superficie biologica sulla superficie agricola utilizzata

(BIO/SAU).

Nella

Mappa tematica 3.4.4

è riportato l’indicatore relativo all’incidenza della

superficie biologica sulla superficie agricola utilizzata (BIO/SAU). Tale rapporto è pari

in media, in Italia, al 6,1%. È evidente come, a parte per il Comune di Monza (52,8%

di superficie bio), il fenomeno si concentri maggiormente nel Sud Italia, dove il

Comune di Siracusa ha una percentuale di superficie coltivata con metodo biologico su

SAU pari al 34,5%, e il Comune di Catanzaro il 32,2%. In 13 Comuni su 85 la

superficie biologica interessa più del 10% della SAU. In particolare, se si confronta

anche il dato relativo alla superficie coltivata con metodo biologico sulla superficie

totale del territorio, si osserva che nei Comuni di Matera, Crotone, Catanzaro e

Siracusa, tale percentuale supera l’11%, raggiungendo il 21,2% nella città di Matera.

Nella

Tabella 3.4.5

(nella sezione Tabelle) è possibile osservare la numerosità delle

aziende biologiche nelle 85 aree urbane oggetto d’indagine: i dati mostrano la

presenza di una variabilità elevata, passando dalla totale assenza di aziende biologiche

in alcuni Comuni, come sotto riportato, alle 220 unità di Siracusa. Al di sopra della

soglia delle 100 aziende biologiche si trovano anche Matera (207), Viterbo (160),

Ragusa (147) e Andria (134). Queste stesse città occupano anche le prime posizioni

per le superfici investite. Per questo indicatore, il primato spetta a Matera (8.220

ha) ma, nell’ordine, prima di Siracusa, Andria, Ragusa e Viterbo, si inserisce, al

secondo posto, Roma con oltre 4 mila ettari. Il fenomeno è invece completamente

assente nelle città di Torino, Novara, La Spezia, Como, Pordenone, L’Aquila, Pescara,

Avellino e Cagliari.

INCIDENZA DELL’AGRICOLTURA BIOLOGICA