Marinosci et al./
Qualità dell’ambiente urbano – XI Rapporto (2015)
ISPRA Stato dell’Ambiente 63/15 pagg. 156 – 173
166
Come evidenziato dagli indicatori sopra descritti, le aree urbane italiane sono
caratterizzate da situazioni molto differenziate. L’obiettivo dell’analisi è quello di
definire un quadro d’insieme dei diversi processi di urbanizzazione che determinano
l’evoluzione morfologica delle città e supportare l’identificazione delle priorità per
comprendere e affrontare il problema del consumo di suolo e rappresentare
efficacemente la criticità del fenomeno nei diversi ambiti territoriali. A tal fine, in
continuità con la proposta nella scorsa edizione, in questa XI edizione si consolida la
metodologia di analisi che prevede la classificazione morfologica delle città in base
alle caratteristiche del paesaggio utilizzando gli indicatori sopra descritti. In
particolare sono stati presi in considerazione, l’LCPI come discriminante della
compattezza delle città, l’ED per rappresentare la tendenza all’espansione dei margini
urbani e l’RMPS per la descrizione dell’area residuale.
A partire dall’LCPI è stato identificato un valore soglia del 70%, che suddivide le città
in due macrogruppi:
•
Comuni con un valore maggiore del 70%, caratterizzati generalmente da un
“grosso” nucleo centrale edificato e quindi tendenzialmente città monocentriche;
•
Comuni con un valore inferiore al 70%, con tendenza policentrica o
all’urbanizzazione diffusa.
Il valore di LCPI non fornisce informazioni circa l’eventuale tendenza alla dispersione,
per la quale si utilizza invece l‘indice ED. È stato perciò preso in considerazione per
tali città l’indice ED, applicando un valore soglia di 250 m/ha, che rispetto al valore di
270 m/ha utilizzato nella prima applicazione della scorsa edizione fornisce una
rappresentazione più aderente alla realtà delle città rappresentate. In base a tali
valori si possono dunque distinguere:
•
Comuni aventi valori di ED inferiori a 250 m/ha, caratterizzati da processi di
monocentrismo di tipo compatto, con una tendenza alla dispersione inferiore alla
media;
•
Comuni aventi valori di ED superiori a 250 m/ha, caratterizzati da processi di
monocentrismo accompagnati da dispersione e frammentazione.
Per quanto riguarda invece l’analisi delle città aventi valori di LCPI inferiori al 70%, è
stato considerato come discriminante l’indice RMPS, applicando un valore soglia di 9
ettari, che individua altri due sottogruppi:
•
Comuni aventi valori medi delle aree costruite (escludendo il centro edificato di
massima estensione) inferiori a 9 ettari, caratterizzati da una tendenza a
un’urbanizzazione diffusa;
•
Comuni con valori dello stesso indicatore superiori a 9 ettari, caratterizzati da
processi di urbanizzazione prevalentemente di tipo policentrico.
UNA PROPOSTA DI CLASSIFICAZIONE DELLE AREE URBANE