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Qualità dell’ambiente urbano – XI Rapporto (2015) – Capitolo 6

ISPRA Stato dell’Ambiente 63/15 ISBN 978-88-448-0749-8,

www.isprambiente.gov.it

501

SINTESI

a cura di Giorgio Cattani

Circa vent’anni fa, l’Ue inaugurava con la direttiva quadro sulla qualità dell’aria una

nuova strategia europea nella valutazione e gestione della qualità dell’aria, finalizzata

ad “evitare, prevenire e ridurre gli effetti nocivi sulla salute umana e sull’ambiente nel

suo complesso” (Direttiva 96/62/CE). Già allora sembrava evidente che per contenere

l’inquinamento atmosferico entro i limiti imposti, e per rispettare gli obiettivi entro i

tempi previsti, occorreva ridurre in modo significativo (in molti casi di oltre il 50%) le

emissioni degli inquinanti primari (monossido di carbonio, benzene, biossido di zolfo) e

dei precursori degli inquinanti che si formano in parte (materiale particolato, biossido

di azoto) o in toto (ozono troposferico) in atmosfera. Questa sfida era considerata

allora particolarmente impegnativa, e le previsioni, in particolare in Italia, non erano

particolarmente ottimistiche (Cocheo, 2000). In questi undici anni, il rapporto

sull’ambiente urbano ha puntualmente descritto l’evoluzione della qualità dell’aria nelle

nostre città, seguendo i progressi nella riduzione delle emissioni determinati da azioni

implementate a livello nazionale, regionale e locale e monitorando l’effetto sui livelli di

concentrazione registrati dalle centraline di monitoraggio dei vari network regionali.

Il paragrafo

6.1

descrive in modo sintetico lo stato della qualità dell’aria nel 2014,

riportando anche alcuni indicatori relativi ai primi mesi del 2015.

Nel 2014 per il PM

10

si registrano superamenti del valore limite giornaliero in 30

aree urbane, e 18 di queste hanno già superato il valore limite giornaliero nel 2015;

inoltre il valore limite annuale per l’NO

2

è superato in almeno una delle stazioni di

monitoraggio in 20 città. Può parzialmente confortare il fatto che i dati del 2014

sembrano confermare il sia pur moderato

trend

di riduzione dei livelli di PM

10

e NO

2

osservato nelle precedenti edizioni, oltre al sostanziale rispetto del valore limite

annuale per il PM

2.5

.

I livelli di ozono continuano invece ad oscillare di anno in anno soprattutto in

dipendenza di fattori legati alle peculiarità meteorologiche della stagione estiva (come

si può dedurre osservando i valori del 2014 e del 2015), restando ben al di sopra

degli obiettivi dettati dalle direttive europee.

Nel paragrafo

6.2

è riportata l’analisi degli indicatori rilevanti ai fini della valutazione

dell’esposizione della popolazione urbana agli inquinanti atmosferici in outdoor.

Secondo criteri adottati a livello UE, per gli indicatori relativi al particolato

atmosferico (PM

10

e PM

2.5

), al biossido di azoto (NO

2

) e al Benzo(a)Pirene (BaP) sono

utilizzati i valori di concentrazione media annua rilevati in stazioni di fondo urbano o in

stazioni ritenute comunque rappresentative dei livelli medi di esposizione della

popolazione.

Per l’ozono troposferico (O

3

) si fa invece riferimento ai giorni di superamento

dell’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana.

1

Per il PM

10

e PM

2,5

quasi tutti i valori considerati ai fini dell’esposizione media annua

sono al di sotto dei limiti normativi, ma è da ricordare che i valori di riferimento

1

Nessun superamento del valore di 120

μ

g/m

3

come media massima giornaliera calcolata su 8 ore