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Caricchia et al. / Qualità dell’ambiente urbano – XI Rapporto (2015)

ISPRA Stato dell’Ambiente 63/15 pagg. 504-546

510

Il D.lgs. 155/2010 ha introdotto l’obbligo di valutare la qualità dell’aria anche con

riferimento alla frazione fine o respirabile del

materiale particolato

(

PM2,5

), tenuto

conto delle evidenze sanitarie che attribuiscono un ruolo determinante per gli effetti

sulla salute alle particelle più piccole date le ridotte dimensioni (insieme delle

particelle aerodisperse aventi diametro aerodinamico inferiore o uguale a 2,5 µm).

Esse, una volta inalate, penetrano in profondità nel sistema respiratorio umano e,

superando la barriera tracheo-bronchiale, raggiungono la zona alveolare.

La normativa attualmente in vigore stabilisce per il PM2,5 un valore limite, che è

stato fissato a 25 µg/m³ da raggiungere entro il 1° gennaio 2015. In una seconda

fase, da raggiungere entro il 1° gennaio 2020 è previsto il rispetto di un valore limite

di 20 µg/m³. La verifica, svolta da parte della Commissione Europea nel 2013,

dell’opportunità di mantenere o rivedere tali limiti, non ha determinato una modifica di

questa previsione.

I dati disponibili per il 2014 sono relativi a 63 aree urbane (i dati riferiti

all’agglomerato di Milano sono rappresentativi anche di Como e Monza, oltre che di

Milano). I dati relativi alle singole aree urbane, espressi come media annuale (µg/m³),

sono riportati nella

Tabella 6.1.3

. Per ciascuna area urbana, sono riportati il valore

minimo e massimo dei dati registrati distintamente in stazioni di fondo urbano e

suburbano e in stazioni di traffico e industriali.

La

Mappa tematica 6.1.3

illustra la situazione relativa al 2014 attraverso un

indicatore sintetico. Non sono disponibili dati per la Sicilia, la Basilicata e il Molise.

Dai dati disponibili risulta che in nessuna area urbana il valore limite annuale

aumentato del margine di tolleranza (26 µg/m³) è stato superato. Solo

nell’agglomerato di Milano, comprendente Milano, Como e Monza, è stata registrata

una media annuale di 26 µg/m³ superiore cioè al valore limite annuale; in nessuna

altra città è stato superato il valore limite annuale. Nella gran parte delle aree

urbane, già oggi, gli obiettivi della seconda fase previsti dalla Direttiva 2008/50/CE,

da raggiungere nel 2020, sono rispettati (20 µg/m³ come media annua). Valori

superiori ai 20 µg/m³ sono stati registrati a Torino, Alessandria, agglomerato di

Milano, Bergamo, Brescia, Pavia, Verona, Vicenza, Venezia, Padova, Rovigo e Terni; a

parte Terni, tutte le aree urbane con media annua superiore ai 20 µg/m³ sono

localizzate nel bacino padano. Se nella maggioranza dei casi dunque si profila una

situazione di sostanziale rispetto della normativa nazionale ed europea, diverso è lo

scenario se si considerano i valori guida dell’OMS (10 µg/m³ come media annuale): in

tutti i casi sono stati rilevati valori medi annuali superiori, con le sole eccezioni di

Sassari e Catanzaro (7 µg/m³, valore registrato in entrambi i casi in stazioni di fondo

urbano).

Analogamente al PM10, nel 2014 le medie annuali di PM2,5 sono generalmente

inferiori a quelle registrate nel 2013. La spiegazione, come già indicato, può essere

ricercata nelle particolari condizioni meteo-climatiche nel 2014 soprattutto del Nord

e Centro Italia.

PM2,5