Qualità dell’ambiente urbano – XI Rapporto (2015) – Capitolo 9
ISPRA Stato dell’Ambiente 63/15 ISBN 978-88-448-0749-8
www.isprambiente.gov.ited interessa la legislazione urbanistica del nostro paese. Essi hanno tra l’altro il
compito di rispondere ai differenti rapporti di forza presenti nel territorio, tra attori
diversi, pluralità di funzioni e usi. I Piani Urbanistici sono anche per questo divenuti più
di un
master plan,
coniugando aspetti puramente tecnici con quelli sociali per
un’ipotesi complessiva della programmazione di un territorio.
Alla nuova visione hanno in particolare contribuito temi e iniziative di approccio
europeo sulla partecipazione dei cittadini, con forme di consultazione e concertazione
presenti sostanzialmente in gran parte del territorio nazionale, in particolare laddove
sono stati sperimentati in passato i processi di Agenda21 locale, con percorsi più
semplici e rappresentativi nei percorsi decisionali.
Gli indicatori presentati nel paragrafo sulla pianificazione locale sono scaturiti dal
monitoraggio 2015 del Progetto A21L pianificazione locale di ISPRA e rappresentano
la risposta delle 85 amministrazioni locali del campione in termini di adozione di
strumenti significativi in termini di
governance e performance
di pianificazione
integrata.
Fra gli strumenti volontari adottati dai comuni Il Patto dei Sindaci (
Covenant of
Mayors
), oggetto del contributo
9.3
, risulta fra i più diffusi.
In Italia i comuni aderenti, ad agosto 2015, erano 3.565 per una popolazione
complessiva di 38.138.757 abitanti pari a circa il 65% del totale nazionale; nel
campione di 85 città ben 62 sono quelle aderenti. Voluta dalla Commissione e dal
Parlamento europei nel 2008, l’iniziativa mira al coinvolgimento degli enti locali nella
lotta al cambiamento climatico, nello specifico nella riduzione delle emissioni di gas
climalteranti. Aderendo al Patto dei Sindaci, l’ente locale si impegna volontariamente
a ridurre le emissioni del proprio territorio di almeno il 20% entro il 2020.
L’importanza del Patto dei Sindaci risiede anche nel fatto che gli enti territoriali vanno
ad incidere su settori specifici, quelli del residenziale, dei trasporti e del terziario,
settori che vengono identificati come “non-ETS” cioè al di fuori del sistema di
Emissions Trading
(che riguarda invece i grandi impianti emettitori di CO
2
). I settori
“non-ETS” sono responsabili di oltre il 50% delle emissioni a livello europeo e, per la
prima volta, con il pacchetto europeo “Clima ed Energia” (nello specifico attraverso la
decisione 406/2009) si affronta in maniera sistematica e vincolante la riduzione delle
emissioni da tali settori.
Ulteriore strumento di cui si sono avvalse le amministrazioni locali è costituito dalla
certificazione ambientale EMAS oggetto del contributo
9.4
.
Nata come uno strumento volontario con una spiccata applicazione in ambito
industriale, si è successivamente estesa ad ogni tipologia di organizzazione sia privata
che pubblica L’EMAS (Regolamento CE n.1221/09) si è rivelato nel tempo tra gli
strumenti più efficaci adottati dalla Pubblica Amministrazione in quanto strutturato
per mettere a sistema tutti i parametri che intervengono nella gestione del territorio
e consente di garantire a livello territoriale che gli impatti significativi delle aree di
governo dell’organizzazione siano chiaramente identificati e riportati nella
Dichiarazione Ambientale.
Per quanto concerne il numero di registrazioni, confrontando i dati italiani con quelli
degli altri stati europei, si osserva che in questo settore l’Italia continua ad essere il
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