Martarelli et al. /
Qualità dell’ambiente urbano – XI Rapporto (2015)
ISPRA Stato dell’Ambiente 63/15 pagg. 220 – 247
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maggiore estensione areale e un maggiore sviluppo del reticolo idrografico sul
versante sinistro. Questi corsi d’acqua ricadono nelle competenze dell’Autorità dei
Bacini Regionali Abruzzesi in via di inserimento nell’istituendo Distretto idrografico
dell’Appennino centrale. Dal punto di vista morfologico, il paesaggio intorno all’area di
Teramo è caratterizzato da rilievi collinari e da zone pianeggianti corrispondenti agli
attuali fondovalle dei corsi d’acqua.
Le forme di erosione più diffuse sono gli orli di scarpata fluviale, che delimitano i
terrazzi, e gli orli di scarpata di frana; sono presenti inoltre morfologie calanchive in
un’area a Sud-Est dell’abitato. I corsi d’acqua mostrano tratti in approfondimento in
cui incidono le unità del substrato. Lungo il fiume Tordino, a Sud del centro abitato,
sono presenti inoltre fenomeni di erosione di sponda che favoriscono l’innesco di
movimenti franosi.
Le forme di accumulo più caratteristiche sono i terrazzi e i conoidi alluvionali,
entrambi legate all’azione delle acque correnti incanalate. I terrazzi sono riconducibili
a vari ordini, sospesi a varie altezze sui fondovalle dei principali corsi d’acqua. I
versanti sono interessati estesamente dalla presenza di corpi di frana connessi
all’azione della gravità.
L’area è caratterizzata dalla presenza delle successioni terrigene torbiditiche del
Messiniano-Pliocene inferiore della “formazione della Laga” (
LAG
– nota in letteratura
anche con il nome di “flysch della Laga”) e delle “marne del Vomano” (
MVO
). Nell’area
affiora essenzialmente la litofacies
LAG
6c
“associazione pelitico-arenacea di Fosso
Rio”; si tratta prevalentemente di marne argillose grigio-plumbee con subordinati letti
arenitici, per lo più a granulometria fine. A varie altezze si intercalano intervalli riferiti
alla “associazione arenaceo-pelitica di Rapino” (
LAG
6d
) e agli orizzonti guida
cr
“Colle
Torrone” e
vr
“villa Romita”. La formazione
MVO
è costituita da marne argillose e
argille siltose grigie con sporadiche intercalazioni arenitiche. Queste litologie
costituiscono il substrato su cui poggiano in discordanza le unità continentali più
recenti, contenute nel “Supersintema di Aielli-Pescina” (
AP
) del Pleistocene inferiore-
Pleistocene medio p.p., nel “Sintema di Catignano” (
ACT
2
“Subsintema di Guardia
Vomano”) del Pleistocene medio finale p.p. e nel “Sintema di Valle Maielama” (
AVM
)
del Pleistocene superiore, costituiti per lo più da conglomerati e ghiaie alluvionali, e
dai depositi di copertura olocenici (
OLO
). L’area urbana di Teramo poggia
essenzialmente sui depositi alluvionali del Pleistocene superiore p.p., riferiti al
subsintema di Castelnuovo al Vomano (
AVM
6b
), costituiti in prevalenza da ghiaie, da
massive a stratificate a basso angolo, con clasti arrotondati e subarrotondati, da
centimetrici prevalenti a decimetrici, poligenici, in abbondante matrice limoso-
sabbiosa; lo spessore è valutato in 20 m. L’assetto strutturale è tipico della “
thrust
and fold belt
” appenninica con la presenza di superfici di sovrascorrimento. A Sud
della città è stato riconosciuto il “sovrascorrimento di Teramo” che, evidenziato dalla
presenza di strati rovesci e verticalizzati, sovrappone il
flysch
LAG
sulle marne
MVO
.
Nell’area urbanizzata il
thrust
è sepolto dai sedimenti del sintema di Valle Maielama
(
AVM
) e riaffiora più a Nord di Teramo dove risulta sviluppato all’interno della
formazione della Laga.
La costituzione litologica determina la formazione di acquiferi per permeabilità mista
per porosità e fratturazione. I depositi terrigeni affioranti nell’area sono in genere
scarsamente permeabili; in rari casi le peliti comprendono corpi arenacei in forma di
lente che creano le condizioni per la formazione di limitati acquiferi confinati, che
danno luogo a sorgenti stagionali le cui portate minime possono superare anche 1 l/s.