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Martarelli et al. /

Qualità dell’ambiente urbano – XI Rapporto (2015)

ISPRA Stato dell’Ambiente 63/15 pagg. 220 – 247

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argillosi laminati e cementati (sapropel) di spessore da decimetrico a plurimetrico.

Nei pressi dell’area in esame, nella collina della Vrica, la formazione è esposta per

uno spessore di circa 400 m. Si segnala che proprio nell’area della Vrica è stato

istituito lo stratotipo del piano Calabriano (Cita

et al

., 2012).

Lembi di depositi marini terrazzati del Pleistocene medio-superiore (sabbie e

conglomerati, NNA in

Figura 2.6.14

) affiorano lungo la cresta della Vrica, non

interessando direttamente le infrastrutture urbane.

Depositi dunari (NEL in

Figura 2.6.14

) dell’Olocene, sabbie fini e finissime giallastre,

affiorano a ridosso della costa al margine settentrionale dell’area urbana. I depositi di

spiaggia (g

2

in

Figura 2.6.14

) sono rappresentati da sabbie quarzose medio-

grossolane con a luoghi ghiaie. Questi affiorano più estesamente a Sud del porto di

Crotone lungo una fascia con ampiezza massima di circa 100 m.

Le aree di fondovalle, il fondo dei fossi e la piana del fiume Esaro, sono ricoperte dai

Depositi alluvionali recenti, a granulometria da argillosa (aree pedecollinari) a

sabbiosa verso la costa. Lo spessore raggiunge i 30 m alla foce del fiume Esaro.

L’area è interessata da due sistemi principali di faglie orientati OSO-ENE e NNO-SSE,

che tagliano l’Argilla marnosa di Cutro e sono sepolti dalle alluvioni recenti.

L’assetto geologico-geomorfologico crea condizioni predisponenti al rischio

idrogeologico. Innanzitutto, l’area di affioramento dell’argilla marnosa di Cutro a Sud

del centro storico è sottoposta a intensa erosione che porta allo sviluppo di calanchi,

in particolare sul più acclive versante orientale a ridosso della costa. Sempre sui

rilievi argilloso-siltosi, si sviluppano fenomeni franosi, segnalati sia sugli elaborati del

PAI dei bacini idrografici della Regione Calabria

(http://www.regione.calabria.it/)

che

sul database IFFI

(http://www.isprambiente.gov.it/it/progetti/suolo-e-territorio-1/iffi-

inventario-dei-fenomeni-franosi-in-italia). Si tratta di fenomeni non particolarmente

estesi, di scivolamento lento e di tipo complesso che insistono sugli insediamenti sul

M. Viscovatello e sulla contrada Farina. Le cronache locali riportano continuamente

notizie sull’attivazione di colate di fango lungo le pendici della collina della Vrica (ad

esempio, marzo 2015, vicino al cimitero) a seguito di condizioni di maltempo.

La città di Crotone è soggetta inoltre al rischio di inondazione per le ricorrenti piene

del Fiume Esaro (

Figura 2.6.15

), un corso d’acqua a regime torrentizio lungo poco

meno di 20 km, che ha origine a ridosso del paese di Cutro.

Il suo bacino, esteso circa 100 km

2

, si sviluppa in un territorio collinare, con quota

media intorno ai 100 m s.l.m. La valle, a decorso prima parallelo e successivamente

meridiano, ha un chiaro

pattern

strutturale: si è infatti impostata in corrispondenza di

una depressione tettonica determinata dagli elementi distensivi sopra citati. Anche i

bacini del Fosso di Passo Vecchio e del Fiume Neto, che interessano la zona litoranea

a Nord di Crotone, sono stati più volte causa di alluvioni (Costantini

et al.

, 1996),

anche se con una frequenza e con effetti minori sul territorio rispetto al F. Esaro. La

limitata estensione e la bassa permeabilità dei litotipi sui quali è impostato,

determinano, per il bacino del F. Esaro, bassi tempi di corrivazione e quindi tempi di

risposta idrologica molto brevi, influenzati in modo significativo dallo stato di umidità

del suolo. Infatti l’analisi dei dati pluviometrici e idrografici ha evidenziato come il

fattore di innesco degli eventi alluvionali più disastrosi sia rappresentato da un picco

nelle precipitazioni posto al culmine di un periodo di piogge intense e prolungate, non

necessariamente eccezionali, che provocano l’imbibizione delle argille fino al limite di

saturazione ed il loro aumento di volume, con conseguente repentino incremento del

coefficiente di deflusso superficiale (Mendicino, 2006; Mendicino

et al.

, 1998).