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Martarelli et al. /

Qualità dell’ambiente urbano – XI Rapporto (2015)

ISPRA Stato dell’Ambiente 63/15 pagg. 220 – 247

243

il vicino insediamento romano di Capo Colonna (

Galli

et al

., 2006), quasi certamente

ebbe su Crotone effetti devastanti, maggiori degli altri storicamente conosciuti.

La mappa degli eventi microsismici registrati tra il 1985 ed il 1991 (Moretti

et al.

,

1991) mostra che gli epicentri dei sismi dell’area crotonese sono ubicati in

corrispondenza del limite del massiccio cristallino della Sila. Fra le maggiori strutture

tettoniche, certamente o potenzialmente sismogenetiche, riportate dal

database

delle

faglie capaci della Calabria (

Figura 2.6.16

, Moretti, 2000), la faglia del Marchesato e

la faglia di S. Nicola rappresentano le sorgenti più prossime alla città di Crotone in

funzione del loro possibile risentimento nell’area urbana.

Riattivata in occasione

dell’evento del 1638, la faglia del Marchesato (

CS8 in

Figura 2.6.16

)

sembra la

struttura di maggiori dimensioni e più spiccata evidenza morfologica e geologica del

margine orientale della Calabria.

Diverse fonti storiche riportano l’evidenza di

movimento distensivo lungo questa

faglia, che presenta un’orientazione circa N-S, una

lunghezza di almeno 40 km e un rigetto complessivo che raggiunge i 1.500 m

(Guerra, in

www.comune.crotone.it)

. Ad esempio, in occasione del grande terremoto

del 1638 furono osservati rigetti in superficie di oltre 60 cm. Il Gruppo di Lavoro del

Catalogo Parametrico Terremoti Italiani (CPTI) ha attribuito al terremoto un valore di

magnitudo 6.7. Non sono invece note riattivazioni in epoca storica della faglia di S.

Nicola (CS12 in

Figura

2.6.16

).

Figura 2.6.16

– Sistemi di faglie capaci della Calabria ionica.

Fonte: Moretti, 2000

(ftp://ftp.ingv.it/pro/gndt/Pubblicazioni/Meletti/2_11_Moretti.pdf)

Infine per quel che riguarda il rischio da tsunami, non si hanno documenti che segnalino

eventi abbattutisi nel passato direttamente sulla città, ma il catalogo storico (Tinti &

Maramai,

1996) registra per la costa ionica calabrese l’arrivo occasionale di alcune

onde di

tsunami

di intensità leggera, associate a terremoti. In particolare, l’8 marzo

1832 la località costiera Magliacane, a Sud della città di Crotone, fu inondata da uno

tsunami

di intensità II (leggera); il 25 aprile 1836 fu interessata la costa settentrionale

con un ritiro del mare e conseguenti ondate di intensità III (abbastanza forte) che

danneggiarono le imbarcazioni presenti lungo la costa.