Martarelli et al. /
Qualità dell’ambiente urbano – XI Rapporto (2015)
ISPRA Stato dell’Ambiente 63/15 pagg. 220 – 247
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favorevoli, in caso di eruzioni a più bassa energia (ad esempio eruzione del 1944). Il
Piano di Emergenza dell’area vesuviana, basato su un evento massimo atteso analogo
a quello della eruzione subpliniana del 1631, ha inserito il Comune di Avellino tra
quelli in cui il carico di ceneri sarebbe compreso tra i 300kg/mq (30 cm di ceneri
vulcaniche) e i 200 kg/mq (20 cm di ceneri), con probabilità di superamento del 5%
(
Figura 2.6.13
). In tale eventualità i danni attesi riguarderebbero gli edifici, le
infrastrutture e i servizi, e sarebbero più o meno severi in funzione della vulnerabilità
di tali strutture agli effetti del carico litostatico; si avrebbero inoltre disagi alla
circolazione viaria ed ai sistemi idrici. È previsto (Regione Campania, 2015) che il
Comune adotti un piano di emergenza volto
ad azioni di salvaguardia per la
popolazione, pur considerando che l’esatta l’area esposta alla ricaduta di cenere non è
preventivamente individuabile, ma andrà monitorata ad evento in corso, perché
dipendente dalla direzione dei venti.
Figura 2.6.12
–
I terremoti che hanno colpito la città di Avellino dal 1400
Fonte: INGV,
Catalogo Parametrico dei Terremoti Italiani
, versione 2004 (CPTI04),
(http://www.emidius.mi.ingv.it/CPTI04)
L’instabilità dei versanti nel territorio di Avellino è concentrata particolarmente lungo i
rilievi carbonatici sui quali è presente la coltre piroclastica proveniente dall’attività
vulcanica campana, che in occasione di intensi eventi pluviometrici o sismici si può
imbibire e distaccare, generando movimenti di massa sotto forma di colate fangose
che scorrono ad alta velocità. Tuttavia la città sorge su un’area generalmente stabile
rispetto alla suscettibilità da frana, tanto che solo localmente possono determinarsi
condizioni favorevoli a fenomeni franosi, legate per lo più ad azioni antropiche (ad
esempio scarpate artificiali che interrompono la continuità delle coltri). Per le aree
urbane periferiche, poste su pendii di rilievi collinari costituiti da terreni con rilevante
componente argillosa, la predisposizione all’instabilità aumenta e si possono verificare
colate di terra.