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Il recente sviluppo tecnologico che negli ultimi cinque anni ha riguardato il settore

delle telecomunicazioni ha comportato la necessità di modificare un quadro normativo

nazionale sotto certi aspetti obsoleto e, secondo l’opinione degli operatori della

telefonia mobile, eccessivamente vincolante.

Gli sviluppi tecnologici avvenuti principalmente nel settore della telefonia mobile hanno

comportato infatti la necessità di riconfigurare gran parte dei circa 45 mila impianti

esistenti sul territorio italiano; nella maggior parte dei casi si tratta di modifiche ad

impatto elettromagnetico limitato, tipicamente legato allo spostamento di potenza tra

diverse bande di frequenza (con conseguente rimodulazione delle emissioni

elettromagnetiche a causa dei diversi diagrammi di antenna al variare della frequenza

di trasmissione), o all’aggiunta di nuovi trasmettitori su nuove bande di frequenza in

siti già esistenti.

Per far fronte a questa mole di attività, è stato innanzitutto necessario apportare

delle modifiche ai dettati normativi relativi ai procedimenti autorizzatori che, partendo

dal Decreto Legislativo n. 259 del 1 agosto 2003 “Codice delle comunicazioni

elettroniche”, consentissero di gestire con efficacia l’adattamento della rete di

telecomunicazione alle nuove esigenze in campo tecnologico. Parallelamente gli stessi

operatori di telefonia mobile già qualche anno fà evidenziarono che la necessità di

progettare la rete mobile nel rispetto dei limiti sulle emissioni elettromagnetiche più

restrittivi rispetto alla normativa europea e delle normative vigenti generalmente

applicate nei vari paesi, stava determinando una minore flessibilità nel dispiegamento

della rete, in primo luogo in termini di reperimento e localizzazione ottimale dei siti

ma anche vanificando spesso la possibilità di operare in site-sharing con diversi

sistemi radio (GSM, UMTS, LTE) e con diversi operatori a causa della saturazione

dello “spazio elettromagnetico” disponibile. Quest’ultima criticità ha portato ad una

modifica delle modalità di misurazione e calcolo dei valori limite normativi fissati dal

DPCM 8/07/2003 (100 kHz e 300 GHz) che inevitabilmente ha avuto importanti

ripercussioni sia sull’attività di controllo degli organismi competenti di cui all'art. 14

della Legge Quadro n. 36/2001 e sia in ambito sociale. Nel seguito vengono riportati

in modo dettagliato i vari sviluppi normativi sia in campo autorizzatorio sia in campo

radioprotezionistico, le criticità che ne sono scaturite e alcune azioni intraprese dai

soggetti coinvolti al fine di smussare le spigolosità del nuovo quadro normativo.