Qualità dell’ambiente urbano – XI Rapporto (2015) – Capitolo 2
ISPRA Stato dell’Ambiente 63/15 ISBN 978-88-448-0749-8
www.isprambiente.gov.it127
SINTESI
a cura di Francesca Assennato
Il suolo è una risorsa fondamentale che assicura il sostentamento alla vita per l’intero
pianeta, attraverso le sue funzioni di riserva di biodiversità, ma anche di base per la
produzione agricola e zootecnica, per lo sviluppo urbano e degli insediamenti
produttivi. Il complesso sistema di relazioni tra uomo e cicli naturali ha il suolo come
piattaforma e lo utilizza e trasforma determinando così l’assetto del territorio.
Il tema del monitoraggio del territorio e delle sue trasformazioni in termini di uso e di
copertura del suolo è oggetto, negli ultimi anni, di particolare attenzione da parte
delle comunità scientifiche e istituzionali, con particolare riferimento allo sviluppo
urbano, edilizio e infrastrutturale del territorio, e al conseguente consumo e degrado
del suolo.
Il consumo di suolo inteso come perdita della risorsa suolo a causa della copertura
artificiale di superficie originariamente agricola, naturale o seminaturale, è monitorato
attraverso due metodologie differenti: la rete di monitoraggio ISPRA/ARPA/APPA e la
cartografia ISPRA ad altissima risoluzione (5m), entrambe utilizzate per gli 85
Comuni oggetto dell’indagine. I dati presentati nel paragrafo
2.1
evidenziano un
elevato consumo di suolo in tutte le città analizzate nel Rapporto, di cui Milano ha i
valori percentuali più alti registrati dalla rete di monitoraggio (63,2 nel 2015) seguita
da Napoli, Torino, Pescara, Monza, Bergamo e Brescia (rispettivamente 62,1- 54,8 -
53,4- 48,7- 47,0 e 44,4, negli anni compresi tra il 2006 e il 2015), mentre Torino e
Napoli presentano i valori più alti derivati dalla cartografia a 5 m (rispettivamente
57,6 e 57,0). Tra i Comuni del Sud si registra anche il valore di Bari che, per la rete
di monitoraggio, nel 2010 ha un valore di 40,2% (37,4% per la cartografia). Per
quanto riguarda la superficie consumata totale, premesso che l’analisi va sempre
fatta confrontando insieme valori percentuali e valori assoluti, sia per i dati derivati
dalla rete che per quelli derivati dalla cartografia, Roma e Milano sono le città con
una maggiore superficie di suolo consumato (i valori sono chiaramente leggermente
diversi per le due metodologie). In termini di suolo consumato pro-capite, Ravenna,
Olbia e Lecce mostrano, relativamente alla rete, valori superiori a 500 m
2
/ab,
relativamente alla cartografia invece, Ragusa, Brindisi e Olbia mostrano i valori più
alti (rispettivamente 462, 459 e 386 m
2
/ab).
I diversi processi di diffusione, dispersione urbana e frammentazione delle città che
caratterizzano la modalità di questo consumo di suolo sono descritti nel contributo
2.2
attraverso indicatori (
Edge Density
- ED,
Largest Patch Index
- LPI,
Remaining
Mean Patch Size
- RMPS, Indice di dispersione urbana - IDU) che descrivono le forme
di urbanizzazione e la tipologia insediativa. Dall’analisi integrata di tali indicatori, si
consolida la proposta di classificazione morfologica delle città, iniziata nel precedente
Rapporto, che mette in evidenza che la maggior parte dei Comuni analizzati si
classifica tra le città monocentriche disperse, quali ad esempio Campobasso, Reggio
Emilia, Udine, e tra le città monocentriche compatte, (come Catania, Cagliari e
Firenze), mentre le città policentriche sono in numero nettamente minore e il loro
policentrismo può essere conseguenza di fattori diversi, quali la presenza di
espansioni industriali o infrastrutturali, oppure il susseguirsi di processi di
urbanizzazione o ancora particolari condizioni morfologiche del territorio (ad esempio
Venezia, Bari e Taranto).