De Angelis et al. / Qualità dell’ambiente urbano – XI Rapporto (2015)
ISPRA Stato dell’Ambiente 63/15 pagg. 482-498
488
Ostreopsis
cf.
ovata
è una microalga bentonica potenzialmente tossica tipica delle
aree tropicali, subtropicali e temperate (Shears & Ross, 2009). Si sviluppa in
particolare in aree caratterizzate da scarso idrodinamismo e acque poco profonde (ad
esempio baie chiuse) con fondali rocciosi, ciottolosi, ghiaiosi o con presenza di
macroalghe e angiosperme che fungono da substrato per la crescita algale (ISPRA,
2014; Totti
et al
., 2010). Le cellule di Ostreopsis aderiscono al substrato attraverso
la formazione di filamenti e sostanze mucillaginose (Totti
et al
., 2010); in condizioni
ambientali ottimali e con temperature generalmente >25°C il numero delle cellule può
aumentare rapidamente fino a raggiungere concentrazioni molto elevate (ISPRA,
2014; Totti
et al
., 2010) dando origine alle cosiddette fioriture. Nelle fasi avanzate
della fioritura è possibile osservare anche la presenza di patine brunastre
mucillaginose sui substrati di crescita, flocculi o schiume in colonna e in superficie
dovuti al distacco di aggregati cellulari in caso di moto ondoso o azioni meccaniche
(ISPRA, 2014; Totti et al., 2010). La concentrazione delle cellule nella colonna è
dunque direttamente correlata all’abbondanza delle cellule sui substrati bentonici
(Mangialajo et al., 2011) e ai fenomeni di idrodinamismo (Totti et al., 2010). Questa
specie in Mediterraneo può produrre delle tossine (ovatossine) (Ciminiello
et al
.,
2012) la cui esposizione (inalazione del bioaerosol marino tossico, contatto diretto
con l’acqua di mare) a volte può essere responsabile di una sindrome algale, non
letale per l’uomo, di natura simil-influenzale (Durando
et al
., 2007). Il quadro
morboso acuto che ne può derivare è caratterizzato da dolori muscolari e articolari,
febbre (>38°C), rinorrea, tosse, irritazione delle prime vie aeree ed infine dermatite
e/o congiuntivite. Tale sintomatologia compare rapidamente (2-6 ore dall’esposizione),
e regredisce spontaneamente in media entro le 24 ore successive, almeno per quel
che riguarda il caso del bioaerosol.
Quando si verifica una fioritura tossica di
Ostreopsis
cf.
ovata
questa può causare
sofferenze o mortalità nelle comunità bentoniche marine (Faimali
et al
., 2012;
Borrello, De Angelis, Spada, 2015) come ad esempio alterazioni morfologiche e/o
morie su ricci di mare, mitili, e stelle marine.
La prima segnalazione di
Ostreopsis
cf.
ovata
in Italia risale al 1989 ma dal 2005 la
presenza e le fioriture di
Ostreopsis
sono state rilevate sempre più frequentemente in
un numero crescente di regioni costiere, fino ad arrivare alla diffusione attuale ovvero
la presenza nella maggior parte dei litorali durante la stagione estiva o inizio autunno
(Mangialajo
et al
., 2011; ISPRA, 2010, 2011, 2012, 2013; Bertolotto
et al
., 2014;
Barbano
et al
., 2015).
A seguito degli episodi più eclatanti di intossicazione umana (Genova 2005: 225 casi
registrati), ISPRA è stata incaricata nel 2006 dal Ministro dell’Ambiente di attivare
una linea di attività con le ARPA costiere (Direttiva Programma Alghe Tossiche del
Ministro dell’Ambiente n. GAB/2006/6741/B01) per approfondire le conoscenze del
fenomeno.
PRESENZA DI
Ostreopsis
cf.
ovata