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De Angelis et al. / Qualità dell’ambiente urbano – XI Rapporto (2015)

ISPRA Stato dell’Ambiente 63/15 pagg. 482-498

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Nella

Mappa tematica 5.4.1

, è presentato un quadro della classificazione delle acque

di balneazione, delle province relative alle città campione considerate nel presente

rapporto, basato sul monitoraggio effettuato nel quadriennio 2011-2014.

Nella mappa vengono riportati i valori percentuali delle singole classi di qualità per

ciascuna provincia considerata. Va sottolineato che, per semplicità di esposizione,

sono state ricomprese nella categoria delle acque “non classificabili” tutte le acque

per le quali per motivi diversi non è stato possibile elaborare il calcolo della

classificazione.

Nelle acque non classificabili sono convenzionalmente comprese tutte le acque a cui

per motivi diversi e non direttamente connessi ad inquinamento, non è stato

possibile attribuire una classe di qualità. Nella maggior parte dei casi, le cause sono

da attribuire ad irregolarità nella frequenze di campionamento e in tutti gli altri casi

ad un insufficiente numero totale di campioni, monitoraggio avviato/riavviato da meno

di quattro anni e acque di nuova designazione.

In questi casi risulta alquanto difficile valutare lo stato di qualità ai fini balneari delle

acque anche se, nella maggior parte dei casi, si tratta di acque in cui è praticata la

balneazione.

I risultati evidenziano che, su un totale di 65 province in cui sono presenti acque di

balneazione, 30 presentano il 100% delle acque classificate come almeno sufficienti

e, di queste, 16 hanno tutte le acque eccellenti. In tutti gli altri casi, comunque, si

evidenzia come di tutte le acque conformi (almeno sufficienti), quelle eccellenti siano

in percentuale nettamente superiore. Il problema principale appare quello relativo alle

acque non classificabili. Se, infatti, le percentuali di acque scarse appaiono

relativamente contenute, eccettuati i casi delle province di Teramo e Pescara (15,9%

e 33,3%), quelle relative alle non classificabili rimane decisamente alto. Le situazioni

maggiormente critiche in tal senso si registrano nelle province di Como (88,9%),

Ferrara (35,0%), Napoli (10,1%), Salerno (10,1%) e Messina (25,1%). La situazione

della Provincia di Como appare la più problematica non solo per l’elevata percentuale

di acque attribuite a questa categoria ma soprattutto in virtù del fatto che tale valore

rimane pressoché invariato rispetto alla valutazione della precedente edizione del

rapporto.

Considerato che il numero totale di acque di balneazione varia notevolmente nelle

diverse province (dalle 2 di Pordenone alle 267 di Messina), anche per una più

completa analisi dei risultati, appare utile riportare alcune considerazioni in merito ai

valori numerici di ogni singola classe riportati nella

Tabella 5.4.1

e utilizzati per

elaborare le percentuali in mappa.

Dalla tabella si evidenzia che in alcune province il numero totale di acque risulta

considerevole; ne sono un esempio Livorno (158), Foggia (254), Cosenza (237),

Reggio Calabria (162) e Messina (267).

In generale, il dato che emerge è che le acque classificate come eccellenti risultano,

tranne pochissime eccezioni, in numero nettamente dominante. Tuttavia, 14 province

presentano in numero variabile acque di scarsa qualità e questo, in vista

dell’imminente scadenza fissata dalla direttiva, che entro la fine del 2015 tutte le

acque siano almeno “sufficienti”, potrebbe comunque rappresentare una criticità da

risolvere in tempi brevi.