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Figura 5

- Esempio di tracciamento con paletti e nastro segnaletico in un’area verde di Roma

Infine nel sesto d’impianto dovrà essere rispettato quanto riportato nel Regolamento del verde in

relazione alle distanze dagli edifici, le strade e le servitù.

2.2.2 Apertura buche

L’apertura e la preparazione della buca precede la messa a dimora delle piante e deve essere effettuata

con alcuni accorgimenti.

Le buche devono essere sufficientemente ampie (un diametro superiore di almeno 50-60 cm rispetto a

quello della zolla), così da favorire la crescita radicale non solo perché c’è più spazio, ma anche

perché viene smosso e aerato un maggior volume di suolo. Buche piccole invece possono causare un

costipamento laterale limitando lo sviluppo radicale, con conseguente rischio che si vengano a formare

radici strozzanti. In ogni caso va evitato il compattamento del fondo e delle pareti della buca. Inoltre è

consigliabile che siano di forma trapezoidale (piuttosto che rettangolare), in quanto la crescita delle

radici avviene soprattutto nei primi strati di suolo. Infine, la profondità della buca deve essere

adeguata alla pianta che sarà messa a dimora (non piantare troppo in profondità). È molto meglio

lasciare che la pianta risulti leggermente rialzata al fine di evitare il soffocamento delle radici (lasciare

libera la zona del colletto). Considerando l’abbassamento naturale che avrà il terreno in fase di

assestamento è opportuno che il colletto sia a livello del suolo o poco più in alto. Le buche di impianto

dovrebbero essere due o tre volte la zolla e profonda tanto questa. Buche larghe e poco profonde

stimolano la naturale crescita orizzontale delle radici.

Deve poi essere predisposto il drenaggio nella buca (ad esempio ponendo su fondo della ghiaia o

dell’argilla espansa), per evitare situazioni di ristagno d’acqua che possano causare problemi di

anaerobiosi alle radici.

Questo intervento può essere anche meccanizzato, soprattutto su terreni pianeggianti, e la tecnica più

diffusa è quella di usare una trivella portata da un trattore. In altre situazione può essere invece

necessario operare l’apertura manuale delle buche (ad esempio in caso di rinfoltimenti).

2.2.3 Messa a dimora

Il periodo migliore per la messa a dimora delle nuove piante è il periodo di riposo vegetativo (Figura

6), quindi dall’autunno (dopo la caduta delle foglie) all’inizio della primavera (prima della schiusa

delle gemme). In questo modo si riduce lo stress da trapianto. Il periodo autunnale-invernale ha poi il

vantaggio, in particolare in ambiente mediterraneo, di essere sufficientemente piovoso, riducendo

quindi la necessità di innaffiare ad intervalli ravvicinati. Inoltre si dà così modo alle radici di

acclimatarsi al nuovo substrato prima della ripresa vegetativa. Per questi motivi, è preferibile che

anche le piante in vaso, che in teoria possono essere trapiantate tutto l’anno, vengano messe a dimora

comunque durante il riposo vegetativo.

I nuovi trapianti arborei dovranno essere realizzati secondo le migliori tecniche agronomiche in

un'unica operazione. È importante che gli individui da trapiantare, quando vengono prelevati dal

vivaio, abbiamo una zolla compatta che comprenda la maggior parte dell’apparato radicale e che

questa non si danneggi durante il trasposto (cfr 1.5). Inoltre il tempo fra il prelievo dal vivaio e la

messa a dimora deve essere il più breve possibile, e in caso di attese prolungate è necessario

proteggere la zolla dal calore e mantenerla umida.