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In funzione della composizione e degli effetti che determinano sul substrato, si possono distinguere
diversi tipi di ammendanti, nel dettaglio:
Compost. Il compost sembra dare risultati migliori in aree degradate e soprattutto nella
stagione seguente l'impianto. Inoltre rispecchia le caratteristiche dell’humus forestale essendo
ricco di flora microbica. Pertanto l’impiego di compost di qualità può rappresentare una scelta
adeguata nel caso si voglia fornire al terreno un ammendante che favorisca il recupero non
solo della struttura, ma anche delle qualità microbiologiche del terreno (Agnelli et al.,
201077). Inoltre può contribuire a migliorare la ritenzione idrica del suolo;
Inoculi micorrizici e biostimolanti. Si tratta di prodotti di vario tipo e generalmente specie-
specifici. Alcuni aumentano la ripresa dell'apparato radicale dopo il trapianto (anche
aumentando la resistenza agli stress). Inoltre aumentano la disponibilità di nutrienti. Nel caso
di inoculi micorrizici è importante che le radici mantengano una buona umidità per favorire la
formazione delle micorizze. Fra i biostimolanti vengono spesso usate le alghe marine,
soprattutto nell’ambito della gestione biologica, in quanto sono dei fertilizzanti naturali ed
inoltre possono contribuire alla prevenzione di alcune malattie grazie all’apporto di vitamine,
oligoelementi, etc.;
Mixes artificiali. Si tratta di substrati artificiali che tollerano il calpestio e consentono alle
radici di crescere, non compromettendo dunque la vitalità della pianta, utili quindi in
prossimità di strade o sui marciapiedi. In generale sono composti da una matrice sassosa,
suolo, che si insinua fra i pori della matrice, e da un legante artificiale.
In taluni casi, infine, se il suolo è carente di uno o più elementi può essere necessario effettuare una
concimazione chimica, almeno per i primi mesi dall’impianto. È comunque opportuno valutare
preventivamente l’uso di concimi e fertilizzanti, i quali se da una parte possono contribuire ad una
rapida ripresa delle nuove piante, dall’altra possono causare successivi squilibri (ad esempio in
presenza di una buona quantità di nutrienti le radici possono non essere stimolate a crescere).
2.2 Impianto
Un albero piantato correttamente crescerà meglio e sarà più tollerante alle avversità, richiedendo
così meno interventi gestionali rispetto ad uno piantato male. Nei paragrafi a seguire viene fornita una
descrizione sintetica dei principali interventi da attuare una volta preparato in maniera adeguata il
suolo.
2.2.1 Sesto d’impianto
In fase progettuale, e anche a seguito di specifici sopralluoghi, è necessario definire il sesto
d’impianto, ovvero come le nuove piante saranno disposte nell’area prescelta per l’intervento di
forestazione, e va definita anche la densità d’impianto (quanti alberi per ettaro). Nel caso di interventi
particolarmente estesi è utile effettuare prima il tracciamento (Figura 5), ovvero marcare sul terreno i
punti in cui ciascuna pianta sarà messa a dimora. Nella scelta del sesto d’impianto è consigliabile
privilegiare un sesto d’impianto che consenta di diminuire i costi di manutenzione (ad esempio
prevedere uno spazio fra gli alberi tale da consentire l’utilizzo di mezzi meccanici
78
). Inoltre nell’ottica
di creare un ambiente forestale quanto più naturaliforme e visivamente gradevole, è da preferire una
disposizione delle piante non regolare (in file diritte), ma ad esempio un andamento sinusoidale
79
,
tenendo anche conto della crescita degli individui. Altri accorgimenti possono essere quelli di
selezionare specie a diverso portamento e/o velocità di accrescimento.
77
Agnelli A., Bellasio C., Boschi C., Colangelo G., Ferrini F., Fini A., Lafortezza R., Mishra S., Nicese F., Pellegrini S., Sanesi G., 2010.
Impiego del compost di qualità nel verde urbano. Una scelta di sostenibilità
. NET n. 51 Confservizi Cispel Toscana.
78
Un sesto d’impianto 2,5x1,5 m consente il passaggio di un trattore compatto tra le file (Lassini et al., 1998. Forestazione urbana per la
Lombardia. Regione Lombardia e Azienda Regionale delle Foreste)
79
In passato erano usati prevalentemente sesti d’impianto regolare, ma negli impianti più recenti lo schema geometrico è stato sostituito da
impianti disposti secondo linee curve la cui distanza è ampia (2,5 m) per facilitare i successivi interventi di diradamento con mezzi meccanici
(Marziliano P.A., Lafortezza R., Colangelo G., Villa G., Colombo T., Selleri B., Tucci R., Sanesi G., 2009. La
gestione del paesaggio
forestale urbano: l’esperienza del Parco Nord di Milano a 25 anni dai primi impianti
. Atti del Terzo Congresso Nazionale di Selvicoltura
per il miglioramento e la conservazione dei boschi italiani, 16-19 ottobre 2008, Taormina).