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soprattutto in contesto urbano. Sono sinteticamente analizzati i principali tipi di intervento post-

impianto.

Irrigazione

Una delle prime cause di insuccesso dei trapianti è la disidratazione delle radici con conseguente

disseccamento della pianta. Pertanto, almeno i primi anni, è fondamentale che le piante messe a

dimora vengano annaffiate (Figura 8), soprattutto in ambito mediterraneo che è soggetto a periodi di

stress idrico. L’uso di specie indigene opportunamente scelte rispetto alle caratteristiche del sito

d’impianto limita la necessità di irrigazione ai primi mesi di vita e alla prima estate. È però opportuno

controllare le piante, nei periodi secchi, per individuare fenomeni di sofferenza dovute a carenze

idriche ed intervenire di conseguenza. In linea del tutto generale, in assenza di piogge di una certa

consistenza, si consiglia di intervenire ogni 10/15 giorni circa con almeno 50/100 litri per ogni pianta.

Solitamente si ricorre alla distribuzione localizzata con impianti a goccia oppure, al fine di ridurre

ulteriormente il consumo idrico, alla subirrigazione. Un altro accorgimento, nel caso non sia

disponibile un impianto di irrigazione fisso è quello di formare una conca attorno alla buca creando un

anello di terreno rialzato di 5-10 cm, in modo da creare una riserva d’acqua quando si irriga. È

fondamentale anche valutare la tipologia di suolo (argilloso vs sabbioso), in funzione della quale varia

la capacità di trattenete l’acqua.

Figura 8

- Esempio di sistema di irrigazione

Sarchiatura

Sempre per contrastare carenze di acqua (soprattutto in periodi caldi e/o in presenza di substrati

compatti e argillosi), può essere utile, in alcuni casi, effettuare la sarchiatura del terreno, che consiste

nel movimentare/sbriciolare il suolo nei suoi strati più superficiali. Questa operazione evita la risalita

capillare di acqua e aumenta la sofficità del terreno con vantaggi anche per lo sviluppo delle radici, gli

scambi gassosi suolo-atmosfera e la crescita dei microorganismi edafici.

Sistema di tutoraggio

Successivamente alla posa del tutore (cfr 2.2.4) periodicamente, in relazione alla crescita della specie,

è necessario controllare l’anello di congiungimento, preferibilmente da apporre in fibra vegetale, per

evitare fenomeni di strozzatura.

Lavorazione superficiale del terreno

Per le specie poco competitive e a crescita lenta è buona pratica ridurre la competizione da parte di

altre specie ripulendo periodicamente il terreno circostante. Se i suoli sono argillosi è anche opportuna

una periodica zappatura degli strati superficiali (al di sopra delle radici primarie).

Sostituzione delle piantine

In caso di disseccamento di un elevata percentuale di esemplari impiantati, successivamente ad aver

dovutamente interpretato la causa del fenomeno, è doveroso sostituirli, se necessario con altre specie

più adatte. Va comunque tenuto in conto che è normale che una piccola percentuale di piante non

attecchisca, ma se vengono correttamente effettuate tutte le operazioni necessarie alla buona

realizzazione dell’impianto (cfr. 2.1, 2.2., 2.3), il numero di piante perse sarà trascurabile (e quindi

anche facilmente sostituibile).