Table of Contents Table of Contents
Previous Page  16-17 / 21 Next Page
Information
Show Menu
Previous Page 16-17 / 21 Next Page
Page Background

ZOLFO NEL CARBURANTE

I

gas di scarico delle navi costituiscono una fonte

importante di inquinamento atmosferico, anche

per le emissioni di ossidi di zolfo che derivano

dall’olio combustibile utilizzato e che possono

sia causare piogge acide in grado di danneggiare

colture, foreste e specie acquatiche, contribuendo

all’acidificazione degli oceani, sia generare polveri

sottili.

Prendendo in considerazione il solo comparto

delle navi da crociera, uno

studio

condotto

da Transport & Environment ha rilevato che

Carnival Corporation ha emesso nel 2017 sulle

coste europee circa 10 volte più ossidi di zolfo

rispetto ai 260 milioni di auto europee. Royal

Caribbean Cruises è quattro volte peggiore

della flotta europea di automobili. In termini

assoluti, Spagna, Italia e Grecia, seguite da vicino

da Francia e Norvegia, sono i paesi europei più

esposti all’inquinamento atmosferico da ossidi di

zolfo provenienti dalle navi da crociera, mentre

Barcellona, Palma di Maiorca e Venezia sono

le città portuali europee più colpite, seguite da

Civitavecchia e Southampton

Queste emissioni, tuttavia, sono rilasciate

per lo più lontano dalla terra ferma, quindi il

loro impatto ambientale risulta meno visibile.

L’aumento considerevole delle spedizioni

marittime ha però reso la questione emergente

e per questo l’Organizzazione marittima

internazionale (

IMO

) ha adottato il limite dello

0,5% di zolfo per il carburante utilizzato nel

trasporto marittimo. Dal 1° gennaio 2020, le navi

devono dunque utilizzare olio combustibile con

un contenuto di zolfo ridotto rispetto al passato,

quando era permesso un contenuto fino al 3,5%.

L’IMO stima che il nuovo limite ridurrà le

emissioni di ossido di zolfo delle navi del 77%,

con una riduzione annuale di circa 8,5 milioni di

tonnellate.

Fonte:

Arpat

OCEANSCAPE

L

a rete POGO, Parnership for Ocean Global

Observation, e l’organizzazione internazionale

Geo Blue Planet

, composta di ricercatori, enti

governativi e operatori economici e sociali

attivi nella crescita blu, hanno lanciato un

portale che censisce tutti i soggetti pubblici e

privati, le strutture, i progetti e i programmi che

contribuiscono a fornire un quadro informativo e

conoscenze utili alla gestione sostenibile di oceani

e mari da condividere a livello globale tra tutti i

possibili interessati.

Oceanscape

intende essere il

punto di raccolta di tutte le informazioni relative

ad iniziative attivate nel campo dell’osservazione

marina e della gestione di oceani e aree costiere;

è organizzato per essere anche una piattaforma

di dialogo e un punto di raccordo della comunità

tecnico-scientifica internazionale e di tutte quelle

associazioni che, in vario modo, promuovono

lo sviluppo sostenibile di mari, oceani e coste,

facilitando così il coordinamento delle iniziative

ed evitando duplicazioni negli sforzi, anche di

natura finanziaria.

Fonte:

Oceanscape

SALVAGUARDIA DELLE

ACQUE DEL MARE

R

enoils

, Consorzio Nazionale di raccolta e

recupero oli e grassi vegetali e animali esausti,

e

S.E.Port.,

società che gestisce i servizi ecologici

portuali nel Tirreno centro settentrionale, hanno

presentato presso la Roma Cruise Terminal, uno

dei principali terminal crocieristici presso il

Porto di Civitavecchia, i contenuti del Protocollo

di intesa per la raccolta e l’avvio a riciclo degli oli

e grassi animali e vegetali esausti prodotti nelle

navi e nei porti. L’accordo ha lo scopo di avviare

azioni concrete e congiunte per la salvaguardia

delle acque del mare

L’accordo si inserisce all’interno dei programmi

nazionali per l’attuazione e lo sviluppo

dell’economia circolare e costituisce un esempio

concreto di buone pratiche ambientali per tutti

i porti italiani e per le grandi compagnie di

navigazione.

Fonte:

La Stampa

COASTENERGY

T

rasformare porti e aree costiere italiane e

croate in piattaforme per lo sfruttamento

del mare in quanto fonte di energia rinnovabile,

favorendo iniziative imprenditoriali nel settore

dell’energia blu. È l’obiettivo di

Coastenergy

,

partecipato dall’Università di Udine dal

programma

Interreg Italia-Croazia

.

Il progetto intende creare una rete di attori a

livello locale e transfrontaliero attraverso il

coinvolgimento di agenzie di sviluppo, imprese,

centri di ricerca, camere di commercio, istituzioni

pubbliche e università, al fine di sviluppare azioni

pilota e studi di fattibilità.

Fonte:

Ansa

TURISMO NAUTICO NEI

PARCHI MARINI

P

romuovere il charter green e il turismo nautico

naturalistico salvaguardando l’ambiente

marino e dando la possibilità alle imprese

che operano nel settore di accedere alle aree

marine protette e ai parchi nazionali attraverso

la costruzione di pacchetti e itinerari yachting

che siano totalmente ecocompatibili. Con questi

obiettivi nasce ‘Green & Blue Route’, progetto

finanziato dal Programma

Interreg Italia-Francia

Marittimo

. L’obiettivo generale è sviluppare e

promuovere il territorio transfrontaliero grazie

alla triangolazione delle rotte charter e il turismo

nautico fatto di itinerari marini e approdi in zone

costiere ad alto valore naturalistico e culturale o

all’interno di parchi e aree marine protette.

Due le azioni previste dal progetto: un piano

per la promozione del charter green e una

comunicazione adeguata delle mete presenti nei

paesi coinvolti, ovvero Liguria, Sardegna, Toscana

e Regione Paca.

Fonte:

Ansa

BIOPLASTICA DI ORIGINE

MARINA

M

arinaTex

: una bioplastica generata da resti

di pesce, normalmente destinati a discarica

o inceneritore, e alghe rosse, una risorsa naturale

locale. Si tratta di un materiale in fogli flessibili e

traslucidi, ideali per la produzione di imballaggi

monouso.

Grazie a una formula che prevede le alghe rosse

per legare le proteine estratte dagli scarti del

pesce, il materiale MarinaTex è caratterizzato da

legami molecolari molto solidi che le conferiscono

resistenza ma allo stesso tempo flessibilità.

La produzione di Marinatex richiede

relativamente poca energia e temperature al

di sotto dei 100 gradi, si biodegrada dopo 4-6

settimane, è adatto al compostaggio domestico

e non rilascia sostanze tossiche, eliminando così

il problema dell’organizzazione dell’eventuale

smaltimento del rifiuto attraverso strutture

pubbliche.

MarinaTex risolve due problemi: la onnipresenza

della plastica monouso e lo smaltimento

degli scarti del pesce. Nuovi sforzi in ricerca e

sviluppo garantiranno che MarinaTex si evolva

ulteriormente e spero che diventi parte di una

risposta globale all’eccesso di plastica monouso.”

L’invenzione è merito di una studentessa

dell’Università del Sussex (Regno Unito), per

la quale ha vinto il “International James Dyson

Award 2019”.

Fonte:

La Stampa

L’impronta della

plastica in mare

U

na recente

pubblicazione

dell’

IUCN

,

International Union for Conservation of

Nature, evidenzia come dal 1950 siano stati

prodotti nel mondo circa 8.300 milioni di

tonnellate di plastica e di questi almeno 12

milioni di tonnellate siano ogni anno scaricate

negli oceani.

Poiché l’inquinamento prodotto dalla plastica

produce impatti così estesi e devastanti

sull’ambiente marino, lo scopo del rapporto è

quello di analizzare le attuali 19 metodologie

utilizzate per calcolare tale pesante impronta sul

buon stato di mari e oceani.

La finalità è quella di arrivare a definire un

metodo onnicomprensivo che consenta di

accertare gli impatti di natura ambientale

tenendo conto dei possibili scambi e scarti fra

le varie categorie di effetti considerati. Sono in

uso infatti alcune metodologie che prendono

in considerazione i rifiuti di plastica e il loro

tasso di riciclo a livello nazionale e in termini

economici, o si avvalgono di modelli per calcolare

la dispersione della plastica nei corsi di acqua e

negli oceani, sia in forma di rifiuti abbandonati

che in forma di microplastica. Sarebbe invece

più opportuno creare una più efficace sinergia

tra il metodo che fa l’analisi del ciclo di vita della

plastica e il suo riuso proposto dall’economia

circolare.

Fonte:

Jpi-oceans