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cean Literacy

è una tematica emersa circa

venti anni fa negli USA per sensibilizzare il

sistema educativo all’importanza dello studio

dell’oceano e delle scienze legate all’acqua. Da

allora il tema è stato ampiamente dibattuto e

l’Ocean Literacy è stata inserita come elemento

di base dei programmi educativi in molti Paesi,

anche europei, ma non in Italia.

La costruzione di una

rete italiana per l’Ocean

Literacy

, dunque, ha l’obiettivo di diffondere

anche nel nostro Paese un’adeguata conoscenza

del mare, con le sue caratteristiche e le sue

problematiche, e di sviluppare le opportunità

che il mare offre, soprattutto in un Paese come

il nostro, circondato dal mare e storicamente,

culturalmente ed economicamente legato al

mare. Per proteggere i nostri mari e preservare

il nostro futuro è indispensabile promuovere

comportamenti compatibili con gli obiettivi di

sviluppo sostenibile previsti dall’Agenda 2030

delle Nazioni Unite.

La rete italiana OLI collaborerà con il MIUR

per la redazione di linee guida a contenuto

scientifico e l’inserimento nei curricula scolastici

di competenze nel settore delle scienze marine.

Inoltre sarà punto di incontro, scambio e

collaborazione sul tema dei mari tra il settore

educativo, il mondo della ricerca e le istituzioni

pubbliche, con il coinvolgiomento del settore

privato.

L’Unesco, attraverso la sua Commissione

Intergovernativa Oceanografica,

Intergovermmental Oceanographic Commission-

IOC

, e il suo Ufficio Regionale

BRESCE

di Venezia,

sostiene la Ocean Literacy come strumento per

rafforzare la consapevolezza dell’importanza

dell’oceano per il nostro pianeta e per portare

avanti azioni positive.

Fonte:

Oceandecade

OCSE PER LA CRESCITA

BLU

S

cienza e tecnologia svolgono un ruolo sempre

più rilevante nel sostenere lo sviluppo

economico sostenibile. Gli ecosistemi marini,

con le molte essenziali risorse che sono in grado

di garantire alla crescita economica e sociale

dell’odierna società meritano un attenzione

particolare. Una nuova

pubblicazione

dell’OCSE

individua tre aree prioritarie su cui focalizzare

casi studio per l’innovazione: lo sviluppo di

applicazioni marine e marittime che siano da

volano per l’economia blu, la creazione di reti per

l’innovazione in questo settore e nuove iniziative

pilota che migliorino la valutazione dei risultati

della crescita blu. Il rapporto sottolinea che i

sistemi di osservazione di mari e oceani sono

essenziali per conoscere meglio queste risorse,

il loro funzionamento e potenzialità. I dati che

ne derivano servono non soltanto alla comunità

scientifica, ma sono importanti anche per molti

operatori dei vari settori economici che sono alla

base della crescita blu.

Fonte:

Eurogoos

L’economia del mare in

italia

N

el suo ultimo

rapporto

sulle aziende del

settore marittimo, l’

Unioncamere

mette in

evidenza i benefici che le attività nella crescita

blu apportano al nostro paese in termini di PIL e

posti di lavoro. Un euro investito nell’economia

marina ne attiva altri 1,9 € come valore aggiunto

prodotto. Le imprese attive nell’economia blu

iscritte nei registri delle Camere di commercio

sono 199.177 e di queste 19.245 sono titolari

dei giovani imprenditori. Dal 2014 il numero

delle imprese è cresciuto di 17.357 unità, per un

fatturato complessivo di 46, 7 miliardi di euro

e un valore aggiunto di 87,8 miliardi di €, con

un’incidenza dell’8,5% sul totale dell’economia

nazionale. Questo moltiplicatore si riflette in

tutti i comparti: la movimentazione di merci e

passeggeri via mare, il settore della cantieristica,

le attività sportive e ricreative, i servizi di alloggio

e ristorazione, la filiera ittica, l’industria delle

estrazioni marine, nella ricerca ai fini della

tutela ambientale. Gli occupati nell’economia

del mare risultano essere nel 2018, secondo

le statistiche ISTAT riprese dal rapporto di

Unioncamere 885.200 e le regioni italiane più

attive sono la Liguria, la Sardegna, il Lazio, la

Sicilia e la Calabria. Si tratta dunque di ramo

economico importantissimo per il nostro paese,

uno dei pochi in grado di apportare un’effettiva

crescita economica e creare nuove opportunità

di occupazione. L’unico dato negativo riguarda il

commercio con l’estero, il cui saldo è negativo in

quanto importiamo di più di quanto esportiamo.

Fonte:

Unioncamere

maremoti

S

ui fondali marini sono depositati chilometri

e chilometri di cavi utilizzati per le

telecomunicazioni. Realizzati in fibra ottica

per consentire i nostri quotidiani scambi di

telefonate e messaggi, potrebbero anche svolgere

un’utile funzione nel rilevare le onde acustiche

e sismiche, facilitando il compito degli enti

che sono responsabili dei sistemi di allerta

per possibili maremoti. Un articolo diffuso

dal Centro nazionale francese delle ricerche

scientifiche riferisce di una sperimentazione

fatta al largo delle coste di Tolone in cui 41 km

di cavi sottomarini sono stati convertiti in 6000

sensori sismici che sono stati in grado di rilevare

un terremoto con magnitudo molto bassa.

Secondo i ricercatori questi cavi utilizzati per le

telecomunicazioni potrebbero anche rilevare i

rumori prodotti sui fondali marini e contribuire

ad accrescere la conoscenza di quelle parti

profonde di oceani e mari che per ora sono ancora

poco esplorate. Anche l’

ISPRA

, che fa parte del

SiAM

, il sistema nazionale di allerta maremoti,

sta avviando una collaborazione con altri enti per

poter impiegare le reti di cavi sottomarini anche

per la gestione del rischio di possibili maremoti

nel Mediterraneo, in quelle aree dell’Italia

meridionale che sono più esposte alle grandi onde

generate da eventi sismici.

Fonte:

Cnrs

terminologia dei

maremoti

U

na nuova versione del glossario preparato

da esperti internazionali, competenti

nella gestione del rischio di tsunami e che

collaborano nell’ambito dello specifico

programma della

Commissione Intergovernativa

Oceanografica

dell’UNESCO, è

scaricabile

nella

pagina dell’organizzazione relativa al centro

internazionale di informazione sui fenomeni di

tsunami (

ITIC

), creato nel 1965. Il documento

non fornisce soltanto le definizioni dei termini

che servono a descrivere i maremoti, ma anche

molte informazioni utili a conoscere meglio tali

fenomeni e a diffondere la consapevolezza sulla

possibile corretta gestione e mitigazione di tali

fenomeni naturali che possono provocare migliaia

di vittime ed enormi danni alle infrastrutture

esistenti nelle aree costiere.

Fonte:

Unesco

IL GRANCHIO BLU

DEL MAR ROSSO a

lampedusa

A

llerta p r l’arrivo di una nuova specie aliena

nelle acque dell’isola siciliana. Si tratta del

granchio blu del Mar Rosso - nome scientifico

Portunus segnis - rinvenuto recentemente

nell’Area Marina Protetta delle Isole Pelagie

e all’interno del porto di Lampedusa. Entrato

nel Mediterraneo attraverso il Canale di Suez,

il granchio blu del Mar Rosso è una specie

altamente invasiva, capace di sopportare elevate

escursioni termiche e caratterizzata da un

altissimo potenziale riproduttivo. Un granchio

molto aggressivo e un vorace predatore di pesci,

molluschi e crostacei. Può raggiungere grandi

dimensioni e colonizzare i mari sino a 60 metri di

profondità.

La presenza del granchio è stata accertata

dal personale dell’Area Marina Protetta Isole

Pelagie, in collaborazione con alcuni pescatori

di Lampedusa. Ispra ha ricevuto le immagini dei

granchi blu e ha validato l’identificazione. Questa

specie aliena era stata già segnalata in Sicilia e a

Malta, ma mai prima d’ora nelle isole Pelagie.

Fonte:

La Stampa

Making water fit for

LIFE

L

a qualità della risorsa idrica è di vitale

importanza in considerazione dei suoi

molteplici usi. È una risorsa fondamentale per la

nostra salute e il nostro benessere e deve essere

priva di contaminanti dannosi per l’uso potabile.

L’UE lo riconosce pienamente e dal 1991 ha

adottato la Direttiva sul Trattamento delle Acque

Reflue Urbane (

UWWT

) che impone a tutte le aree

urbane con più di 2.000 abitanti di raccogliere e

trattare le proprie acque reflue. E nelle città con

una popolazione di oltre 10.000, sono obbligatori

analisi secondarie più approfonditi al fine di

tutelare la risorsa idrica stessa.

Molti studi hanno esaminato l’impatto che questi

progetti LIFE hanno avuto sul trattamento delle