16
aumenta, più o meno linearmente, con la loro dimensione ed hanno quindi un grande valore nella
mitigazione delle temperature estive
28
.
1.1.2 Approfondimento sull’abbattimento degli inquinanti
L’inquinamento atmosferico rappresenta una delle principali criticità ambientali delle città. In
particolare gli inquinanti atmosferici più importanti presenti nelle aree urbane sono il particolato
(PM
10
e PM
2.5
), il biossido di azoto (NO
x
) e l’ozono (O
3
). La vegetazione contribuisce alla rimozione
degli inquinanti atmosferici (NO
x
, SO
x
, O
3
, PM
10
, PM
2,5
) sia attraverso un’azione diretta (rimozione
ad opera delle foglie per assorbimento attraverso gli stomi nel caso di inquinanti gassosi, e/o per
adsorbimento sulla cuticola) sia indiretta modificando i flussi di aria e modificando quindi la
concentrazione locale degli inquinanti atmosferici.
Tutte le piante sono in grado di rimuovere gli inquinanti dall’aria, ma alcune possono essere più
efficienti, in funzione delle loro caratteristiche morfo-funzionali e specie-specifiche quali: struttura
delle foglie (spessore, forma, densità e morfologia degli stomi) e loro persistenza stagionale sulla
pianta. In generale, a parità di condizioni ambientali, maggiore è la densità stomatica e lo spessore
della cuticola e migliore è l’efficienza nell’assorbire gli inquinanti gassosi.
Per quel che concerne le polveri invece (PM
10
, PM
2,5
, particelle sospese, fumo, aerosol), alcune
caratteristiche specie-specifiche ne possono influenzare la capacità di cattura
29
, quali la
micromorfologia della superficie fogliare (presenza di peli, cere, rugosità, etc.), la superficie fogliare
totale e la complessità della morfologia fogliare. In linea generale, gli alberi sono più efficienti nella
cattura rispetto agli arbusti, e tra questi le conifere sono più efficaci delle latifoglie avendo una
maggiore superficie fogliare ed una fillotassi e morfologia della chioma più complessa e articolata.
Anche se è indubbio il ruolo positivo che la vegetazione ha nel migliorare la qualità dell’aria
30
, è
però importante specificare che è ancora controversa la quantificazione dell’effettivo contributo che le
singole specie possono dare nella rimozione degli inquinanti atmosferici, al netto delle complesse
interazioni pianta-atmosfera. Da ricordare poi che alcune specie, in particolare quelle caratteristiche
dell’area mediterranea, risultano emettere rilevanti quantità di composti organici volatili (i cosiddetti
COV o VOCs,quali isoprene e terpeni) che in ambiente urbano, specialmente in presenza di elevate
concentrazioni di NO
x
, possono indurre all’aumento delle concentrazioni di ozono troposferico.
Pertanto negli interventi di forestazione urbana mirati all’abbattimento degli inquinanti atmosferici
è importante scegliere l’associazione migliore di specie in funzione delle loro caratteristiche eco
fisiologiche e funzionali (ad esempio specie a basso potenziale di formazione dell’ozono come cerro,
orniello, ciliegio, acero campestre, etc.), tenendo in considerazione l’ambiente in cui si debbono
inserire.
La vegetazione e, più in generale, le aree vegetate, intervengono anche efficacemente nel ciclo
dell’acqua attraverso fenomeni cosiddetti di “fitodepurazione”. Molte specie sono quindi in grado di
assorbire efficacemente gli inquinanti presenti nel suolo, sequestrandoli all’interno dei loro organi. Ad
esempio
Salix caprea
si è rivelato utile nella fitostrazione di zinco, arsenico, cadmio, piombo ed altri
metalli pesanti, spesso diffusi nei suoli circostanti le aree industriali abbandonate delle periferie
urbane.
La presenza significativa di formazioni arboree, sia naturali che artificiali, in zone a forte
antropizzazione, è anche in grado di favorire processi di “rizodegradazione”, “fotodegradazione”,
“fitoestrazione”, “fitostabilizzazione”, riducendo l’impatto degli inquinanti presenti nei suoli e drenati
dallo scorrimento idrico verso gli ambienti contigui e valle. Va però prestata attenzione ad eventuali
fenomeni di fitovolatilizzazione, cioè dell’assorbimento, trasformazione chimica e rilascio
nell’atmosfera mediante l’evapotraspirazione da parte della pianta di un contaminante (ad es.
mercurio, selenio, argento, arsenico, solventi clorurati, eteri)
31
.
La vegetazione inoltre può contribuire alla mitigazione dell’inquinamento acustico, sia grazie alle
foglie (che deviano le onde sonore e assorbono l’energia sonora trasformandola successivamente in
calore) sia grazie alle modifiche strutturali indotte dalle radici nel suolo. Le variabili da considerare
nella progettazione di un intervento a verde per mitigare il rumore sono molteplici: l’entità della
28
Vedi ad es. “
Cortili verdi per combattere afa e gelo”
. A cura dell’Ufficio stampa del CNR.
http://www.stampa.cnr.it/docUfficioStampa/cnrWeb/2006/Nov/06_nov_06_06.pdf29
Si cita ad esempio uno studio condotto a Londra che ha evidenziato che le foglie ruvide del tiglio presentavano un carico sensibilmente
maggiore di particolato rispetto ad altre latifoglie a superficie fogliare più liscia
(AA.VV., 2013.
L’impianto, la gestione e la valorizzazione
multifunzionale dei boschi periurbani : interventi forestali non produttivi per la valorizzazione dei boschi
- Supporti tecnici alla Legge
regionale forestale della Toscana; 9).
30
Si cita ad esempio un recente studio condotto nella città di Barcellona su PM
10
e NO
2
. F. Baró, L. Chaparro, E. Gómez-Baggethun, J.
Langemeyer, D. J. Nowak J. Terradas, 2014.
Contribution of Ecosystem Services to Air Quality and Climate Change Mitigation Policies:
The Case of Urban Forests in Barcelona, Spain
. In AMBIO A Journal of the Human Environment. 43: 466-479.
31
Consiglio Nazionale delle Ricerche, IBAF, Istituto di Biologia Agro-Ambientale e Forestale. “
Le piante per il fitorimedio
”.
http://www.ibaf.cnr.it/phyto/sito.pdf