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aumenta, più o meno linearmente, con la loro dimensione ed hanno quindi un grande valore nella

mitigazione delle temperature estive

28

.

1.1.2 Approfondimento sull’abbattimento degli inquinanti

L’inquinamento atmosferico rappresenta una delle principali criticità ambientali delle città. In

particolare gli inquinanti atmosferici più importanti presenti nelle aree urbane sono il particolato

(PM

10

e PM

2.5

), il biossido di azoto (NO

x

) e l’ozono (O

3

). La vegetazione contribuisce alla rimozione

degli inquinanti atmosferici (NO

x

, SO

x

, O

3

, PM

10

, PM

2,5

) sia attraverso un’azione diretta (rimozione

ad opera delle foglie per assorbimento attraverso gli stomi nel caso di inquinanti gassosi, e/o per

adsorbimento sulla cuticola) sia indiretta modificando i flussi di aria e modificando quindi la

concentrazione locale degli inquinanti atmosferici.

Tutte le piante sono in grado di rimuovere gli inquinanti dall’aria, ma alcune possono essere più

efficienti, in funzione delle loro caratteristiche morfo-funzionali e specie-specifiche quali: struttura

delle foglie (spessore, forma, densità e morfologia degli stomi) e loro persistenza stagionale sulla

pianta. In generale, a parità di condizioni ambientali, maggiore è la densità stomatica e lo spessore

della cuticola e migliore è l’efficienza nell’assorbire gli inquinanti gassosi.

Per quel che concerne le polveri invece (PM

10

, PM

2,5

, particelle sospese, fumo, aerosol), alcune

caratteristiche specie-specifiche ne possono influenzare la capacità di cattura

29

, quali la

micromorfologia della superficie fogliare (presenza di peli, cere, rugosità, etc.), la superficie fogliare

totale e la complessità della morfologia fogliare. In linea generale, gli alberi sono più efficienti nella

cattura rispetto agli arbusti, e tra questi le conifere sono più efficaci delle latifoglie avendo una

maggiore superficie fogliare ed una fillotassi e morfologia della chioma più complessa e articolata.

Anche se è indubbio il ruolo positivo che la vegetazione ha nel migliorare la qualità dell’aria

30

, è

però importante specificare che è ancora controversa la quantificazione dell’effettivo contributo che le

singole specie possono dare nella rimozione degli inquinanti atmosferici, al netto delle complesse

interazioni pianta-atmosfera. Da ricordare poi che alcune specie, in particolare quelle caratteristiche

dell’area mediterranea, risultano emettere rilevanti quantità di composti organici volatili (i cosiddetti

COV o VOCs,quali isoprene e terpeni) che in ambiente urbano, specialmente in presenza di elevate

concentrazioni di NO

x

, possono indurre all’aumento delle concentrazioni di ozono troposferico.

Pertanto negli interventi di forestazione urbana mirati all’abbattimento degli inquinanti atmosferici

è importante scegliere l’associazione migliore di specie in funzione delle loro caratteristiche eco

fisiologiche e funzionali (ad esempio specie a basso potenziale di formazione dell’ozono come cerro,

orniello, ciliegio, acero campestre, etc.), tenendo in considerazione l’ambiente in cui si debbono

inserire.

La vegetazione e, più in generale, le aree vegetate, intervengono anche efficacemente nel ciclo

dell’acqua attraverso fenomeni cosiddetti di “fitodepurazione”. Molte specie sono quindi in grado di

assorbire efficacemente gli inquinanti presenti nel suolo, sequestrandoli all’interno dei loro organi. Ad

esempio

Salix caprea

si è rivelato utile nella fitostrazione di zinco, arsenico, cadmio, piombo ed altri

metalli pesanti, spesso diffusi nei suoli circostanti le aree industriali abbandonate delle periferie

urbane.

La presenza significativa di formazioni arboree, sia naturali che artificiali, in zone a forte

antropizzazione, è anche in grado di favorire processi di “rizodegradazione”, “fotodegradazione”,

“fitoestrazione”, “fitostabilizzazione”, riducendo l’impatto degli inquinanti presenti nei suoli e drenati

dallo scorrimento idrico verso gli ambienti contigui e valle. Va però prestata attenzione ad eventuali

fenomeni di fitovolatilizzazione, cioè dell’assorbimento, trasformazione chimica e rilascio

nell’atmosfera mediante l’evapotraspirazione da parte della pianta di un contaminante (ad es.

mercurio, selenio, argento, arsenico, solventi clorurati, eteri)

31

.

La vegetazione inoltre può contribuire alla mitigazione dell’inquinamento acustico, sia grazie alle

foglie (che deviano le onde sonore e assorbono l’energia sonora trasformandola successivamente in

calore) sia grazie alle modifiche strutturali indotte dalle radici nel suolo. Le variabili da considerare

nella progettazione di un intervento a verde per mitigare il rumore sono molteplici: l’entità della

28

Vedi ad es. “

Cortili verdi per combattere afa e gelo”

. A cura dell’Ufficio stampa del CNR.

http://www.stampa.cnr.it/docUfficioStampa/cnrWeb/2006/Nov/06_nov_06_06.pdf

29

Si cita ad esempio uno studio condotto a Londra che ha evidenziato che le foglie ruvide del tiglio presentavano un carico sensibilmente

maggiore di particolato rispetto ad altre latifoglie a superficie fogliare più liscia

(AA.VV.

, 2013.

L’impianto, la gestione e la valorizzazione

multifunzionale dei boschi periurbani : interventi forestali non produttivi per la valorizzazione dei boschi

- Supporti tecnici alla Legge

regionale forestale della Toscana; 9).

30

Si cita ad esempio un recente studio condotto nella città di Barcellona su PM

10

e NO

2

. F. Baró, L. Chaparro, E. Gómez-Baggethun, J.

Langemeyer, D. J. Nowak J. Terradas, 2014.

Contribution of Ecosystem Services to Air Quality and Climate Change Mitigation Policies:

The Case of Urban Forests in Barcelona, Spain

. In AMBIO A Journal of the Human Environment. 43: 466-479.

31

Consiglio Nazionale delle Ricerche, IBAF, Istituto di Biologia Agro-Ambientale e Forestale. “

Le piante per il fitorimedio

”.

http://www.ibaf.cnr.it/phyto/sito.pdf