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larghezza
∆
f = B/N, si può dire che, se
∆
f è sufficientemente piccola, la funzione di
trasferimento di canale per ciascuna sottobanda può essere considerata non
distorcente e quindi la funzione di equalizzazione non risulta necessaria o viene
comunque molto semplificata.
Affinché le sottoportanti possano essere considerate ortogonali deve essere
verificata, per la spaziatura in frequenza, la relazione
∆
f = 1/Ts, dove Ts = N/B
(intervallo di simbolo) è la durata di trasmissione dei simboli sulle sottoportanti.
Per ridurre sensibilmente l’effetto prodotto dall’ISI (
Intersymbol Interference
), effetto
determinato dalla sovrapposizione di repliche del segnale (echi) in ricezione, ciascun
simbolo OFDM trasmesso viene preceduto da un intervallo di guardia di durata
∆
,
anche detto
Cyclic Prefix
(CP), ovvero una breve replica della parte finale del segnale
ottenuto dalla somma dei simboli su ciascuna sottobanda. Pertanto, il tempo totale di
simbolo risulterà essere T=
∆
+Ts.
Il prefisso ciclico CP verrà poi scartato al ricevitore dove il segnale verrà ricostruito
con le N sottoportanti sempre mediante algoritmi di FFT.
Figura 19 - Rappresentazione del tempo e della frequenza di un segnale OFDM
Fonte: siti WEB
In definitiva, nella
multiplazione
OFDMA, ad ogni utente è associato, per un
determinato intervallo di tempo, un sottoinsieme delle sotto-portanti in cui viene
suddivisa la banda disponibile. Lo schema di riferimento è ancora quello della
modulazione OFDM in cui però le sotto-portanti non sono più assegnate a blocchi di
dati distinti allo stesso utente, ma ad utenti diversi (Fig 20). L’assegnazione non è
statica ma varia dinamicamente nel tempo, a seconda delle esigenze degli utenti e
dello stato della rete. In particolare, ciascuna sottoportante viene allocata in un
intervallo di 15 kHz, oppure di 7.5 kHz, e la larghezza di banda complessiva del
segnale può essere scelta in maniera flessibile tra 1.4 MHz e 20 MHz.